Home Salute Vaccini, Pediatri: “Aumenta l’immunizzazione ed è merito (anche) dei social”

Vaccini, Pediatri: “Aumenta l’immunizzazione ed è merito (anche) dei social”

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In Italia migliorano le coperture vaccinali, ma moltissimo resta da fare. Quale è la giusta strategia d’azione verso l’immunità di gregge? “Per vincere bisogna scendere dalla cattedra. Serve una buona e giusta informazione, a partire dal pediatra curante, fino ai social network”

Matera, 10/10/2019 – “L’inversione di tendenza nel nostro Paese si deve prima di tutto alla rilevanza data al tema dei vaccini dalla stampa, ma anche a iniziative individuali e di associazioni come IoVaccino, RIV o VaccinarSì, che hanno finalmente aperto i social network anche all’informazione di qualità, mentre prima internet era terreno quasi incontrastato dei movimenti antivaccinisti. Pensare che a determinare la svolta sia stata la sola legge Lorenzin, in vigore solo dagli ultimi mesi del 2017, quando l’inversione era partita un anno prima, sembra improbabile e non aiuta a migliorare una strategia necessaria per raggiungere l’immunità di gregge”, Roberta Villa,medico e giornalista scientifica, è parte del Nitag Italia (National Immunization Technical Advisory Group), organismo indipendente previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per consigliare i governi di ogni paese sulle politiche vaccinali. Apre oggi, da Matera, il XXXI Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri.

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Se le cose migliorano, infatti, non vanno ancora bene. Dall’inizio del 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato 99mila casi di morbillo in tutta Europa: significa che in 10 anni siamo passati da 14 Paesi dell’Ue con il 95% di copertura (immunità di gregge) contro il morbillo, ad appena 4. In Italia, il morbillo è considerato ufficialmente endemico: con 1.334 casi e un decesso nei primi sei mesi del 2019, siamo al 9° posto nella classifica dei Paesi europei più colpiti. Nel 2018, eravamo 5°. Peggio ancora nel 2017, quando entrò in vigore il decreto Lorenzin, che rese obbligatorie una serie di vaccinazioni (fra cui il morbillo), pena l’esclusione dei bambini dalle scuole.

“Ma le coperture per la vaccinazione esavalente avevano interrotto la precedente tendenza a scendere già nel 2016. Nel 2017 sono ricominciate a salire (+1,21%). Quelle contro il morbillo, che già nel 2016 avevano recuperato quasi due punti, nel 2017 sono aumentate di oltre il 4%. La quota di genitori decisamente ostili è scesa allo 0,5% e quella dei dubitanti all’11,5%”, continua Roberta Villa.

“Quel che resta da fare adesso, è pensare a un’obbligatorietà diversa, che valuti ad esempio il divario esistente tra diverse aree del Paese, che non è affatto diminuito”, aggiunge Vittorio de Micheli,epidemiologo e Presidente del Nitag Italia. “Per il vaccino esavalente (coperture a 24 mesi) ci sono circa 12 punti percentuali di differenza tra la prima e l’ultima regione, rispettivamente la Toscana e il Trentino Alto Adige*, mentre per il morbillo (prima dose) il divario supera i 20 punti percentuali. Non bastano i nuovi nati e le regioni più performanti per raggiungere il traguardo. Per eliminare il morbillo, occorre riuscire a coprire tutto il territorio nazionale e proteggere anche gli adulti”.

Un capitolo ancora aperto sono poi gli standard di qualità e di funzionalità per i sistemi informativi, così come l’aggiornamento del personale sanitario. Del resto, se i gruppi contrari alla vaccinazione sono in tutto, in Italia, meno dell’1% della popolazione, come dimostra uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, risulta irragionevole attribuire tutte le colpe solo a questa sparuta minoranza.

È certo tuttavia che “la legge Lorenzin può essere servita a rinforzare il messaggio per gli incerti: se lo Stato assume una posizione così ferma, hanno pensato alcuni, significa che mi posso fidare. Ma questo al prezzo di dare di sé l’immagine di uno Stato etico, autoritario e paternalista, estraneo alla cultura che si è ormai affermata in Occidente e soprattutto alla visione del rapporto tra medico e paziente e, più in generale, tra scienza e società, che si coltiva da decenni e che ha portato il Sistema sanitario britannico e l’Unione europea, come pure le National Academies of Science, Engineering and Medicine statunitensi a riconoscere la fondamentale rilevanza – stanziando milioni di euro a loro favore – di filoni di ricerca che prediligono l’approccio inclusivo verso la società: PPI (Patients and Public Involvement) oppure SwafS (Science-with-and-for-Society). Oggi pare chiaro che l’approccio medico paziente non può più essere verticale, ma deve includere il dialogo e l’apertura ai dubbi di genitori che hanno il diritto di farsi delle domande.

In fondo, perché i vaccini ci fanno particolarmente paura, rispetto ad altri farmaci o integratori che assumiamo con leggerezza e di cui pure, a distanza di anni, si scoprono a volte effetti collaterali indesiderati? “Esistono meccanismi precisi che ci traggono in inganno, e scoprirli, attaccandoli sul loro stesso territorio d’azione – i social network principalmente – può cambiare il nostro approccio alla condivisione online, che si tratti di salute o politica o attualità, di vaccini, glifosato, o sperimentazione animale”.

*Secondo l’Osservatorio Gimbe (marzo 2019), in Toscana le coperture vaccinali superano tutte il target massimo, nelle Marche sono tutte al di sotto del target. Nella Provincia autonoma di Bolzano nessuna raggiunge neppure il target minimo. La Provincia autonoma di Trento e il Veneto non raggiungono le coperture massime per tutti i vaccini dell’esavalente e del trivalente. Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna Liguria e Sicilia hanno coperture simili: sopra lam soglia massima per l’esavalente e sotto la soglia massima per il trivalente.

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