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SAPPE, “NOMINA NORDIO MINISTRO GUARDASIGILLI EVENTO POSITIVO DAL QUALE RIFONDARE UN NUOVO SISTEMA DELLA PENA E REGOLE DI INGAGGIO POLIZIA PENITENZIARIA”

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Il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece, esprime “più che positiva la nomina di Carlo Nordio a Ministro della Giustizia. E’ positiva perché finalmente mi auguro che vengano raccolti i nostri appelli che da decenni lanciamo per una nuova esecuzione della pena ed un nuovo ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria mai raccolti dalla politica e dalle istituzioni”. Capece ricorda che “l’Istituzione penitenziaria ogni giorno svolge delicati compiti istituzionali ed ha bisogno di essere guidata da una persona che si senta compenetrato nella funzione di capo del Corpo di Polizia Penitenziaria: i burocrati non servono”.

“Il SAPPe vuole dare il proprio contributo costruttivo e per questo auspica di potere incontrare a breve il Guardasigilli, per sollecitare tutele ai poliziotti per contrastare le aggressioni, le colluttazioni e i ferimenti che si verificano tante, troppe, volte all’interno dei penitenziari, anche valutando l’opportunità di sospendere la vigilanza dinamica ed il regime detentivo aperto che sono stati la causa principale della crescita esponenziale degli eventi critici in carcere”, prosegue. “Le carceri sono nel caos perché a questo hanno portato anni di ipergarantismo, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti.”. E si rivolge direttamente a Carlo Nordio: “Al nuovo Ministro della Giustizia chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i suoi predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane, per adulti e minori. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. E servono ‘regole di ingaggio’ chiare su cosa può fare la Polizia Penitenziaria in caso di rivolte ed eventi critici violenti”.

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