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Columbia Threadneedle Inv. – Acque tranquille o mare aperto: cosa implica per gli investitori il nuovo shipping net zero target?

Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments
Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments
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A cura di Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments

23.08.2023

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A luglio l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) si è impegnata a ridurre a zero le emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo “entro o intorno al 2050”. Si tratta di un incoraggiante passo in avanti da parte di un’industria che si trovava in una fase di stallo rispetto la transizione climatica. L’accordo siglato dall’IMO stabilisce dei “checkpoint” intermedi per la decarbonizzazione e conferma lo sviluppo di nuovi standard per i carburanti e di un nuovo meccanismo di fissazione dei prezzi delle emissioni. Tuttavia, i nuovi obiettivi non sono ancora in linea con una traiettoria di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi, rimandando le decisioni chiave alla prossima riunione, nel 2025.

Il settore del trasporto marittimo è storicamente stato il figlio problematico della Net Zero Transition. Da solo è responsabile di quasi il 3% delle emissioni globali, pari circa all’impronta di carbonio della Germania. Se da un lato l’efficienza delle emissioni del trasporto marittimo internazionale è migliorata negli ultimi quindici anni, dall’altro la crescita della flotta globale ha fatto sì che le emissioni globali del settore continuassero ad aumentare. Nel 2018 l’IMO ha stabilito l’obiettivo di riduzione dell’intensità di carbonio del trasporto marittimo al 40% entro il 2030 e di dimezzamento delle emissioni entro il 2050, rispetto al 2008. Obiettivi tuttavia gravemente disallineati e ben al di sotto dei 2°C di riscaldamento globale previsti dall’Accordo di Parigi, più strettamente allineati ai 3-4°C di riscaldamento globale[1].

Figura 1: Allineamento della riduzione cumulativa delle emissioni per le strategie IMO del 2023 e del 2018 rispetto a uno scenario business-as-usual (BAU) del 2020-2050

Fonte: ICCT

Gli obiettivi del nuovo accordo

A luglio 2023 i 175 Stati membri dell’IMO hanno concordato di ridurre le emissioni dell’industria navale a zero “entro o intorno al 2050”.  I Paesi hanno definito la riduzione delle emissioni del settore rispetto ai valori di riferimento del 2008 di “almeno il 20%, sforzandosi di raggiungere il 30%” entro il 2030 e di “almeno il 70%, sforzandosi di raggiungere l’80%” entro il 2040. Questi obiettivi non sono giuridicamente vincolanti, ma sono stati approvati all’unanimità dai Paesi dell’IMO, che stabiliranno misure giuridicamente vincolanti per dare seguito ai loro impegni. I target impostati non sono allineati a 1,5°C, ma sono compatibili con l’ambizione dell’Accordo di Parigi di rimanere ben al di sotto dei 2°C[2]. Questi obiettivi saranno rivisti nel 2028 quando, secondo gli addetti ai lavori, potrebbero essere allineati a 1,5°C[3].

L’IMO ha inoltre concordato che il raggiungimento di tali obiettivi sarà guidato da un pacchetto di misure a medio termine. Quest’ultime includeranno, probabilmente, uno standard che fissi dei limiti alla quantità di emissioni che i carburanti per la navigazione possono produrre e che diminuisca progressivamente nel tempo, e un prezzo del carbonio che aumenti il costo dei combustibili fossili, raccogliendo e distribuendo entrate per aiutare la transizione. Si è discusso molto sui dettagli precisi di tali strumenti, che dovrebbero essere finalizzati nel 2024 per entrare in vigore nel 2027. Tuttavia, gli Stati membri hanno concordato di fissare un obiettivo di almeno il 5%, puntando a far sì che entro il 2030 il 10% dell’energia utilizzata dal trasporto marittimo provenga da fonti energetiche a emissioni zero o quasi.

Gli impatti sul settore marittimo

Come Columbia Threadneedle Investments, riteniamo che la strategia 2023 dell’IMO avrà una serie di conseguenze per i fornitori e gli utenti del trasporto marittimo. Tra queste:

  • L’IMO ha cambiato il suo sistema di contabilizzazione delle emissioni di carbonio da un approccio “a serbatoio” a uno “a pozzo”. In sostanza, sarà necessario tenere conto delle emissioni derivanti dall’estrazione e dalla produzione del combustibile, nonché delle emissioni derivanti dal processo di combustione all’interno del motore di una nave. Questa nuova misurazione è importante, in quanto riduce drasticamente la competitività in termini di emissioni di carbonio dei combustibili con grandi emissioni a monte, come il GNL e l’idrogeno blu.
  • L’obiettivo del 5-10% di carburanti verdi entro il 2030 darà un significativo impulso a biocarburanti, energia eolica, idrogeno e ammoniaca. I biocarburanti saranno ulteriormente sostenuti dall’approvazione da parte dell’IMO di una guida provvisoria sull’uso degli stessi.
  • Le navi tendono ad avere una vita utile di oltre 20 anni. La strategia 2023 dell’IMO sui gas serra invia un chiaro segnale: le navi ordinate oggi, e molte di quelle già costruite, dovranno essere in grado di funzionare con combustibili a zero emissioni.

Le attese degli investitori

Ci aspettiamo che la maggior parte delle riduzioni delle emissioni del trasporto marittimo nel breve termine deriverà da miglioramenti dell’efficienza energetica: queste misure potrebbero consentire un risparmio di carbonio del 25-30% su tutta la flotta mondiale[4]. Pertanto, gli investitori si spettano che i fornitori di servizi di navigazione rendano noti gli obiettivi di intensità di carbonio e l’efficienza del carburante delle loro flotte rispetto al sistema di indicatori di intensità dell’IMO. Data poi la crescita dell’imperativo dei carburanti green, sarebbe auspicabile che i fornitori di servizi di navigazione sviluppino strategie di carburante a lungo termine e transitorie, affrontando fattori quali le proiezioni della domanda e le esigenze infrastrutturali. Infine, poiché la tabella di marcia dell’IMO per l’istituzione di un prezzo del carbonio è stata fissata e il sistema di scambio delle emissioni (ETS) dell’UE coprirà il trasporto marittimo a partire dal gennaio 2024, ci aspettiamo che i fornitori di servizi di trasporto marittimo inseriscano le proiezioni sui prezzi del carbonio negli stress test finanziari e nella strategia della flotta.

Il nuovo accordo dell’IMO su una serie di obiettivi climatici allineati all’Accordo di Parigi è un’ottima notizia per il settore del trasporto marittimo. Tuttavia, la transizione climatica in questo specifico settore ha ancora bisogno di molto lavoro per essere resa adeguata. Per questo noi di Columbia Threadneedle continueremo a lavorare a stretto contatto con le società partecipate che forniscono o utilizzano servizi di trasporto marittimo al fine di rafforzare le loro strategie climatiche e gestire la loro esposizione ai rischi del climate change.

[1] Climate Action Tracker, International Shipping, 30 June 2023

[2] Icct, IMO’S NEWLY REVISED GHG STRATEGY: WHAT IT MEANS FOR SHIPPING AND THE PARIS AGREEMENT, 7 July 2023

[3] UMAS, An overview of the discussions from IMO MEPC 80 and Frequently Asked Questions, 7 July 2023

[4] Global Maritime Forum, Energy Transition, Getting to Zero Coalition

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