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AcomeA SGR – Bce alza di 25pb: l’inflazione rallenta, ma è presto per cantare vittoria

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A cura di Martina Daga, Junior Macro Economist, AcomeA SGR

In occasione del meeting di politica monetaria di oggi la Bce ha deciso all’unanimità di alzare di altri 25pb i tassi di riferimento, come da attese, portando così il deposit rate al 3.75%, il refinancing rate al 4.25% ed il marginal lending facility rate al 4.50%. Dall’inizio del ciclo dei rialzi lo scorso anno ad oggi, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 425pb.

La lettura del mercato della decisione di oggi è stata sostanzialmente dovish. Se fino allo scorso meeting, infatti, Lagarde è sempre stata molto chiara sul fatto che il ciclo dei rialzi non fosse ancora arrivato alla sua conclusione e che ci fosse ancora strada da percorrere per portare i tassi a un livello sufficientemente restrittivo, in occasione della conferenza stampa odierna il tono è cambiato. La Bce ribadisce la necessità che la politica monetaria sia sufficientemente restrittiva per raggiungere il target del 2% il prima possibile, ma non è più scontato che ulteriori rialzi siano necessari per raggiungere tale livello. Il cambio di un verbo nel comunicato stampa, da “bring” a “set”, lascia intuire che i tassi possano già essere ad un livello sufficientemente restrittivo. L’approccio per le future decisioni di politica monetaria è ora completamente dipendente dai dati e rimangono aperte tutte le possibilità: continuare ad alzare i tassi, fermarsi o fare una pausa solo temporanea per poi riprendere con i rialzi.

La Bce ha anche annunciato la decisione di cambiare la remunerazione delle riserve minime (pari a circa 165 miliardi, una piccola parte rispetto all’ammontare totale di riserve pari a Euro 3.800 miliardi circa) portandola allo 0% anziché al depo rate.

Lo scenario macroeconomico delineato dalla Bce riconosce che l’inflazione sta scendendo, anche se si aspetta che rimarrà troppo alta rispetto al target troppo a lungo nel tempo, in particolare la componente core. Le attività economiche nello scenario di medio termine stanno mostrando segni di deterioramento, come visibile in particolare nel settore manifatturiero che soffre un calo della domanda sia domestico che dall’estero. I servizi rimangono sostenuti, in particolare dal turismo, anche se il momentum sta calando. Il mercato del lavoro rimane forte, con tasso di disoccupazione ai minimi storici, ma allo stesso tempo alcuni degli indicatori prospettici iniziano a mostrare che il trend di crescita è destinato a rallentare. Il Bank Lending Survey relativo al Q2 2023, pubblicato un paio di giorni prima della riunione di politica monetaria, ha mostrato un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie e che il meccanismo di trasmissione di politica monetaria tramite il canale bancario si sta mostrando efficace. Gli standard per la concessione del credito sono diventati più stringenti anche nel Q2 2023, anche se, per quanto riguarda il credito a imprese e famiglie per acquisto di abitazioni, il restringimento è stato in misura minore rispetto al trimestre precedente. La domanda di credito ha subito un’altra contrazione, più marcata del trimestre precedente per quanto riguarda il credito alle imprese e principalmente per le PMI, gli alti tassi di interesse sono rimasti il driver principale di tale contrazione. Questi sviluppi sono stati giudicati positivi dalla Bce per frenare la domanda e portare l’inflazione verso il target.

Non ci sono novità sul programma di Quantative Tightening: come precedentemente annunciato da luglio la Bce ha smesso di reinvestire tutti i titoli in scadenza del programma APP (corrispondenti a circa Euro 25 miliardi al mese in media). Per il momento rimane garantito il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP fino alla fine del 2024. La liquidità in eccesso ha registrato un calo importante alla fine di giugno passando da circa 4.100 miliardi di euro a 3.600 miliardi, oltre all’avanzamento del programma di QT, questo calo è avvenuto in concomitanza con il ripagamento della scadenza di giugno del TLTRO da parte delle banche europee.

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