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Congresso ESH-ISH 2014: delineati nuovi schemi terapeutici per guidare i medici nella gestione dei pazienti ipertesi

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Atene, 16 giugno 2014 – Nella cornice del congresso congiunto ESH-ISH di Atene, durante un evento ospitato dal gruppo farmaceutico Daiichi Sankyo, un panel di esperti europei ha presentato ai media nuovi schemi terapeutici utili ai medici di medicina generale per la gestione dell’ipertensione. Questi schemi, delineati in uno studio di prossima pubblicazione coordinato dal Prof. Massimo Volpe, Direttore Unità Operativa Complessa di Cardiologia – Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Facoltà di Medicina e Psicologia Università di Roma “Sapienza” – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea , tentano di dare una risposta a una delle maggiori sfide poste dall’ipertensione: la scarsa aderenza alle terapie attualmente disponibili.Nonostante l’ampia disponibilità di farmaci antipertensivi efficaci, infatti, i target pressori raccomandati di < 140/90 mmHg vengono raggiunti solo nel 37% dei pazienti ipertesi. “La sfida più grande è rappresentata da quei pazienti trattati con svariati regimi terapeutici senza aver raggiunto o mantenuto il controllo della pressione arteriosa”, ha esordito il Professor Roland Schmieder, Dipartimento di Nefrologia e Ipertensione, dell’ospedale universitario tedesco Erlangen – Norimberga. Una delle cause principali di questo mancato risultato è la scarsa aderenza alla terapia, “i pazienti beneficiano della terapia antipertensiva solo quando seguono scrupolosamente la prescrizione medica, ma la realtà – ha proseguito Schmieder – è che ciò accade di rado, e questo rende la percentuale di successo a lungo termine generalmente bassa”.

Per gestire l’ipertensione, le linee guida europee (ESC/ESH) raccomandano la somministrazione di farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina, calcio-antagonisti, e diuretici tiazidici, e a questo proposito il Professor Schmieder distingue l’ipertensione “facile da trattare”, categoria in cui rientra la maggior parte dei pazienti, in cui la pressione arteriosa riesce ad essere controllata con un massimo di tre farmaci, e l’ipertensione classificata come “difficile da trattare” che raggruppa quei casi in cui questa soluzione risulta inefficace. Solo coloro che rientrano in quest’ultima categoria dovrebbero rivolgersi a medici specialisti per un trattamento più intensivo.

“Utilizzando un approccio sistematico nella scelta della terapia più appropriata, i medici di base sarebbero in grado di gestire meglio i pazienti ipertesi” è intervenuto il Prof. Massimo Volpe, secondo il quale l’aderenza è strettamente correlata a tollerabilità, efficacia e complessità della terapia. L’inerzia terapeutica può essere influenzata da perplessità riguardanti la tollerabilità così come dalla mancanza di indicazioni chiare nella gestione di pazienti con ulteriori fattori di rischio e comorbidità. Fino ad oggi in numerosi studi clinici, la strategia che si è dimostrata più fruttuosa per risolvere il problema dell’efficacia e dell’aderenza alla terapia è quella legata alla semplificazione del trattamento, con la riduzione del numero di somministrazioni quotidiane di farmaci: “Attualmente sono disponibili terapie a base di compresse in associazione fissa, efficaci e ben tollerate, che migliorano l’aderenza e semplificano il trattamento” ha dichiarato il Prof. Volpe

Gli schemi terapeutici sviluppati dagli esperti europei riportano l’utilizzo di un inibitore del recettore dell’angiotensina II (ARB) come olmesartan preso singolarmente o associato al calcio antagonista (CCB) amlodipina e/o all’idroclorotiazide. Questi schemi non sono un algoritmo né una linea guida, ma rappresentano il tentativo di applicare i risultati degli studi clinici alla pratica quotidiana, “questo approccio delinea la terapia più appropriata per pazienti con caratteristiche e necessità variabili ed è basato su prove ed esperienze cliniche, linee guida e best practice – ha spiegato lo specialista italiano – esso può essere applicato a qualunque ARB; tuttavia per ragioni pratiche abbiamo utilizzato olmesartan, poiché è un farmaco disponibile in molti Paesi europei sia in duplice associazione a dosi fisse con amlodipina che in triplice con amlodipina e idroclorotiazide, e ciò fornisce un’adeguata flessibilità per titolare i singoli principi attivi. Inoltre – ha concluso – sia olmesartan che amlodipina sono caratterizzati da una lunga emivita, permettendo un’unica somministrazione giornaliera. Usare quindi un’appropriata terapia in un’unica compressa identificata dagli schemi terapeutici può aiutare i pazienti a migliorare l’aderenza e a raggiungere i target pressori raccomandati”

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Tags: ipertensione

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