LA GRADUALE RIAPERTURA DEL PAESE DOVREBBE ESSERE GUIDATA DA CRITERI SCIENTIFICI CHE TENGANO CONTO DI NUMEROSE VARIABILI AL FINE DI RIDURRE AL MINIMO IL RISCHIO DI UNA NUOVA IMPENNATA DI CASI. PER LA SUDDIVISIONE DEL PAESE IN AREE GEOGRAFICHE A DIFFERENTE LIVELLO DI RISCHIO, LA FONDAZIONE GIMBE PUBBLICA UN MODELLO PER MAPPARE E MONITORARE L’EVOLUZIONE DEL CONTAGIO A LIVELLO REGIONALE E PROVINCIALE. LA FOTOGRAFIA SCATTATA IL 19 APRILE INVITA A MANTENERE ALTA L’ALLERTA AUSPICANDO UN CONSISTENTE RALLENTAMENTO DEL CONTAGIO NELLE PROSSIME DUE SETTIMANE.
20 aprile 2020 – Fondazione GIMBE, Bologna
Il Governo sta pianificando l’avvio della “fase 2” che dovrebbe partire dal 4 maggio. Il Premier Conte ha annunciato un piano nazionale, con linee guida omogenee per tutte le Regioni, che prenda in considerazione tutela della salute ed esigenze produttive.
«La fase 2 – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – deve essere guidata da criteri scientifici oggettivi condivisi tra Governo, Regioni ed enti locali, tenendo in considerazione i rischi legati a cinque variabili: attività produttive, libertà individuali, mezzi di trasporto, rischio di specifici sottogruppi di popolazione in relazione all’età e patologie concomitanti ed evoluzione del contagio nelle diverse aree geografiche». Su quest’ultimo aspetto, dalle prime indiscrezioni le riaperture sarebbero differenziate in relazione alla diffusione dei casi in tre macro-aree: Nord, Centro e Sud.
«La Fondazione GIMBE – dichiara Cartabellotta – pubblica oggi un modello dinamico per mappare e monitorare l’evoluzione del contagio a livello regionale e provinciale, al fine di fornire uno strumento univoco per informare le decisioni di Governo e Regioni troppo spesso concentrate sulle variazioni giornaliere che alimentano facili ottimismi sui tempi di riapertura e sottostimano i rischi in aree con pochi casi ma ad elevata prevalenza».
Considerato che per rallentare la diffusione del virus occorre ridurre in maniera costante la crescita percentuale dei casi, in particolare se la prevalenza aumenta, il modello GIMBE si basa su due variabili:
Utilizzando come “spartiacque” i valori medi nazionali di prevalenza e incremento percentuale le Regioni si posizionano in un grafico suddiviso in quattro quadranti (figura 1):
Considerato che la posizione di ciascuna Regione consegue a differenti dinamiche locali, la Fondazione GIMBE ha elaborato analoghi grafici regionali, che vedono le province distribuirsi in relazione ai valori medi regionali di prevalenza e di incremento percentuale (es. Regione Lombardia: figura 2).
«Questo modello – continua Cartabellotta – non ha l’obiettivo di stilare una classifica tra Regioni, ma solo di posizionarle e monitorarle nel tempo rispetto alla media nazionale di due variabili che condizionano l’evoluzione dell’epidemia». Ovvero, la distribuzione delle Regioni secondo il modello GIMBE dimostra che ad oggi la suddivisione del Paese in tre macro-aree (Nord, Centro, Sud) non riflette il rischio di evoluzione del contagio. Infatti:
«In generale – continua Cartabellotta – la fotografia scattata a 2 settimane dalla possibile riapertura non è affatto rassicurante perché gli incrementi percentuali negli ultimi 7 giorni sono ancora molto elevati anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde, fatta eccezione per l’Umbria».
«Al di là delle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni – conclude Cartabellotta – i criteri con cui il Governo ridisegnerà la mappa dell’Italia per l’avvio e il monitoraggio della “fase 2” non sono ancora noti. Il modello proposto dalla Fondazione GIMBE permette di applicare la stessa unità di misura a livello nazionale, regionale e provinciale, sia al fine di consentire una “personalizzazione” degli interventi di allentamento o restrizione, sia di evitare valutazioni locali finalizzate a improprie fughe in avanti che rischiano di danneggiare la salute pubblica».
Il monitoraggio GIMBE dell’epidemia di COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org
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