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Fumo, bronchite cronica e BPCO: il cervello di un 50enne malato equivale a quello di un ultra 70enne in salute

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Parma, 9 giugno 2014 – Dimostrata la stretta correlazione tra malattie respiratorie croniche e deficit cognitivo in un inedito studio italiano presentato in anteprima al Respiration Day 2014, convegno patrocinato da Chiesi Foundation, in programma venerdì 30 maggio a Parma, Auditorium Paganini, che quest’anno festeggia i suoi primi 10 anni di vita. Lo studio dal titolo “Cognition and chronic airway flow limitation”, che a breve verrà pubblicato sull’International Journal of Chronic Obstructive Pulmonary Disease, è stato condotto dal team di ricercatori guidati dal professor Roberto Dal Negro del Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria (CESFAR) di Verona e ha indagato la prevalenza e l’entità del deficit cognitivo in pazienti affetti da patologia cronica delle vie aeree di diversa gravità.“Dalla ricerca è emerso che, rispetto alla gravità del disturbo respiratorio, il decadimento delle capacità cognitive si aggrava al peggiorare della condizione clinica, per cui il deficit cognitivo è risultato maggiore nei pazienti con BPCO (presenza di deficit cognitivo conclamato in oltre il 45% dei casi) rispetto al gruppo con bronchite cronica (circa nel 30%) e, infine, rispetto ai fumatori asintomatici (ove un deficit cognitivo è già presente in oltre il 2% dei casi)”.- illustra il Prof. Roberto Dal Negro. “I risultati hanno inoltre evidenziato che il danno cognitivo, oltre a essere proporzionale per frequenza e gravità all’entità della patologia respiratoria cronica, peggiora con l’avanzare dell’età del soggetto. Ne risulta quindi che, ad esempio, perfino un ottantenne fumatore è più deficitario, a livello cognitivo, di un ottantenne sano. Il fenomeno è ancora più clamoroso se si confrontano pazienti 50enni: i pazienti 50enni esprimono una compromissione delle facoltà cognitive peggiore di quella manifestata dai soggetti sani 70enni.”

Lo studio, che ha coinvolto oltre 400 soggetti per 24 mesi, è il primo nel suo genere in quanto, per misurare il deficit cognitivo, sono stati impiegati negli stessi soggetti ben quattro test psicometrici a diverso potere informativo quali MMSE, TMT A, TMT B e il Clock test, che hanno permesso di valutare differenti dimensioni cognitive, come memoria, attenzione, rappresentazione simbolica, orientamento temporo-spaziale e capacità di calcolo. Inoltre, il range anagrafico dei pazienti coinvolti, suddiviso per decadi di età, è molto più ampio di qualsiasi altro studio mai pubblicato perché comprende anche soggetti con meno di 40 anni e ultra ottantenni.

I pazienti coinvolti sono stati suddivisi in gruppi per fenotipo patologico – pazienti con BPCO, affetti da bronchite cronica e fumatori asintomatici – di cui è stata valutata, grazie a diversi indicatori (indice di massa corporea, abitudine al fumo, volume respiratorio massimo espirato in un secondo o FEV1, pressione parziale arteriosa di ossigeno e anidride carbonica nel sangue arterioso, ecc), la gravità della disfunzione respiratoria cronica. I risultati, incrociati con quelli psicometrici, sono poi stati confrontati sia tra i gruppi distinti per patologia, sia rispetto a soggetti sani loro coetanei.
“La patologia cronica delle vie aeree, ed in particolare quella ostruttiva (BPCO), causando il decadimento delle abilità di comprensione e ragionamento del paziente, finisce col condizionare negativamente anche la gestione quotidiana di questa condizione patologica: ne può conseguire una ridotta aderenza al piano terapeutico e l’inevitabile compromissione dell’efficacia globale del trattamento” – dichiara il Prof. Roberto Dal Negro – “Anche in virtù della sua semplicità e rapidità di misura, è quindi auspicabile che la valutazione del potere cognitivo del paziente con patologia cronica (soprattutto ostruttiva) delle vie aeree entri a far parte della routine diagnostica di questo genere di pazienti. Questo ci permetterò di definire le strategie di intervento più adeguate, calibrate anche sulle potenzialità cognitive del paziente. Inoltre, poiché tale problema ha di solito origini lontane nel tempo (abitudine tabagica), è fondamentale indurre gli abitudinari delle sigarette alla sospensione della loro dipendenza dal fumo, consci del fatto che ne avrà giovamento anche la loro ‘salute cerebrale’” .

Tra gli altri temi affrontati al Convegno, l’importanza della diagnosi precoce, l’efficacia dei trattamenti innovativi nell’area respiratoria, l’empowerment del paziente quale valore aggiunto nella gestione della terapia di patologie respiratorie croniche ad elevato impatto sociale ed economico, come ad esempio la bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’asma.
“Nato una decina di anni fa con l’obiettivo di contribuire a diffondere e accrescere le conoscenze in ambito respiratorio, il Respiration Day si conferma oggi un appuntamento annuale molto atteso a livello internazionale da clinici e ricercatori specializzati nel trattamento e nello studio delle patologie respiratorie croniche. – afferma Maria Paola Chiesi, chairman del Convegno e coordinatrice di Chiesi Foundation – Con oltre 700 partecipanti ogni anno, il convegno rappresenta un’occasione di confronto e di aggiornamento sulle più avanzate terapie per il trattamento di asma, BPCO e di altre infiammazioni croniche delle vie respiratorie”.

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