In questi giorni, finalmente, anche gli appartenenti alla Polizia di Stato stanno ricevendo le mascherine per proteggersi, durante il loro lavoro, da un possibile contagio dal nuovo Coronavirus, però, a quanto pare, non tutto sta filando come dovrebbe ed il malumore tra i poliziotti è crescente.
A questo proposito, abbiamo intervistato Elvio Vulcano, portavoce nazionale del Sindacato di polizia LeS, Libertà e Sicurezza.
D.: Vulcano ci vuole spiegare cosa è successo?
R.: “Sarcasticamente devo dire che, probabilmente, si è fatta confusione tra le parole “POLIZIA” e “PULIZIA”, d’altronde le due parole si differenziano solo nella lettera O, che, chi ha qualche problema di vista, può confonderla con la lettera U! Infatti da diversi giorni ci giungono notizie da parte delle nostre Segreterie Provinciali della consegna di mascherine che il personale ritiene non idonee per svolgere l’attività lavorativa.”
D.: Si spieghi meglio.
R.: Governatori ed assessori regionali le hanno definite in diversi modi: in Lombardia carta igienica, in Campania mascherine di Bunny, in Sicilia semplicemente panni. Fatto sta che le tanto discusse mascherine rifiutate da alcune Regioni italiane, sarebbero arrivate nella disponibilità dei poliziotti, ma, di fatto, assomigliano ai panni per spolverare e, da quanto abbiamo appreso, dopo una breve ricerca su internet abbiamo potuto verificare che l’azienda che produce queste “mascherine”, produce, come risulta dal sito, panni da spolvero e non vi è traccia di produzione di dispositivi di protezione individuale.
D.: Molte aziende, però, si sono riconvertite per produrre prodotti indispensabili in questo periodo di pandemia. Perché ritenete questo prodotto non idoneo?
R.: L’idoneità del prodotto sotto l’aspetto di protezione sanitaria verrà vagliata dagli organi competenti, in quanto non è compito nostro farlo, ma abbiamo constatato che queste stesse mascherine sarebbero state rifiutate da molte istituzioni. Noi, dal canto nostro, possiamo mettere solo in discussione la loro funzionalità per il personale di Polizia.
D.: Come mai?
R.: Le mascherine di cui stiamo obiettando l’utilizzabilità, sono dichiarate di taglia unica ma, proprio per questo, non essendo in qualche modo elastiche, non si adattano ai singoli volti di chi le deve indossare. A chi va troppo larga e scivola e a chi non arriva ad agganciarsi dietro le orecchie. Inoltre, non consentono la copertura contemporanea della superficie della bocca e del naso in quanto non hanno piegature che ne consentano l’estensione, come, invece, deve accadere e come accade con le altre mascherine.
D.: Non è certamente una cosa di poco conto, soprattutto nella considerazione che dovrebbero proteggere i suoi colleghi dal possibile contagio.
R.: Come poi si vede sulla confezione, è stata pensata per viaggi su mezzi pubblici e luoghi affollati, non vi è riportato da nessuna parte l’utilizzo per attività lavorative in genere. Vi è però, stampato sulla busta la promessa “Filtra i batteri”, in quanto non risulta chi le avrebbe certificate ed, oltretutto non vi è scritto che filtrano anche i virus.
D.: Abbiamo appreso che la vostra organizzazione si è rivolta ai vertici della regione Sicilia per chiedere delle mascherine e test sierologici: avete ulteriori notizie in merito?
R.: La richiesta, almeno per i colleghi che lavorano in Sicilia, è stata rivolta e viene seguita dal Segretario Generale Provinciale di Palermo, Pasquale Guaglianone e dal Segretario Regionale Gianluca Lo Verde, che hanno già reiterato al Presidente Musumeci l’appello di qualche giorno fa, formalizzato nella video conferenza con l’Assessore alla Sanità, On. Ruggero Razza, il deputato regionale On. Vincenzo Figuccia ed il nostro segretario nazionale Giovanni Iacoi, l’auspicio che includa anche i poliziotti siciliani nella distribuzione dei dispositivi di protezione individuali che la Regione produrrà autonomamente”. Francamente come possiamo non condividere con lui la legittima speranza, dopo aver visto dotare il resto del personale di panni per spolverare.
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