Questa settimana la Reserve Bank of Australia (RBA), ha aumentato il suo policy rate – il suo tasso ufficiale in contanti – di 25 punti base. Una decisione rilevante, perché la RBA è stata la prima banca centrale, seguita dalla Fed, a optare per una sospensione del ciclo di rialzi dei tassi, una sospensione durata cinque mesi che lasciava presupporre la fine ormai prossima della stretta monetaria.
Tuttavia, questa è l’occasione per ribadire che sono i dati, non i policymaker o il mercato, a decidere la direzione dei tassi: il tasso di disoccupazione in Australia rimane basso, mentre l’inflazione core resta sticky e, per dirlo con le parole del governatore Bullock, “il peso dei dati suggerisce che il rischio di un’inflazione higher for longer è aumentato”. Più in generale, le previsioni degli investitori obbligazionari che pensavano che le banche centrali avrebbero presto terminato con i rialzi sono state ripetutamente smentite.
Nelle ultime settimane il mercato obbligazionario è stato travolto da un’altra ondata di aspettative sulla fine dei rialzi dei tassi e, per gli investitori, il caso RBA dovrebbe rappresentare un avvertimento.
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