Cosa giustificherebbe un taglio dei tassi da parte della Fed nel 2024? Dai verbali della riunione del FOMC di dicembre, appena pubblicati, emergono due considerazioni significative: in primis, “nel 2023 sono stati compiuti chiari passi in avanti verso l’obiettivo di un’inflazione al 2%”, in particolare se si guarda al “recente calo del dato a sei mesi”. In secondo luogo, i policymaker vedono “crescenti segnali di un maggiore equilibrio tra domanda e offerta sul mercato del lavoro”, una condizione destinata ad “attenuare le pressioni al rialzo sui salari nominali e sui prezzi”. I risultati del rapporto mensile Job Openings and Labor Turnover Survey (Jolts) di novembre, pubblicato questa settimana, hanno rafforzato l’opinione che gli squilibri sul mercato del lavoro si stiano attenuando: il “tasso di abbandono” è sceso al 2,2%, segno che i lavoratori sono meno inclini a cambiare lavoro alla ricerca di stipendi più elevati. Supponendo che l’inflazione continui a rallentare e che il mercato del lavoro torni in equilibrio, la Fed potrebbe permettersi una politica meno restrittiva: un’ottima notizia per gli investitori che sperano in un taglio dei tassi. Ma il mercato, che prevede 130 punti base di tagli già a partire da marzo, potrebbe stare correndo troppo.
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