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Perché gli europei medievali mangiavano le mummie?

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a cura del dr. Giovanni Ghirga

Per una serie di fraintendimenti e traduzioni errate, gli europei medievali credevano che mangiare corpi imbalsamati potesse curarli dalle malattie.
Non ti senti bene? Il rimedio che ti sarebbe stato proposto nell’Europa del XV secolo per mal di testa, disturbi di stomaco o anche per il cancro, con grande probabilità avrebbe avuto tra gli ingredienti un po’ di mummia egiziana.

Per secoli, infatti, i corpi imbalsamati sono stati considerati in tutto il continente merce preziosa non tanto per il loro valore storico, quanto per le loro presunte proprietà medicamentose. Ecco il sorprendente motivo per cui un tempo la gente cercava con bramosia – e consumava – le mummie.

La pratica di consumare parti di antiche mummie egizie (e, più tardi, corpi imbalsamati di vario tipo) iniziò nell’XI secolo. All’origine di tutto, scrive lo storico Karl Dannenfelt, ci sono una serie di errori di traduzione e fraintendimenti.

Tutta questa ripugnante storia è incentrata su una parola: mumia. Apprezzata per le sue qualità curative, la mumia era una sostanza rinvenuta sul versante di una specifica montagna persiana, dove filtrava dallo strato superficiale (asfalto) di roccia nera. Questa sostanza – il cui nome deriva dalla parola che nella lingua locale significa “cera” (mum) – trovava ampia applicazione in ambito medico e, ben presto, divenne nel mondo arabo una merce costosa, preziosa e molto ricercata.Tuttavia, quando gli europei occidentali iniziarono a entrare in contatto con il mondo islamico e a tradurre i relativi testi, un singolo errore di traduzione provocò una grande confusione sul significato di mumia. Secondo Dannenfelt, una serie di traduttori dell’XI e XII secolo identificarono erroneamente con la parola mumia una sostanza essudata dai corpi conservati nelle tombe egizie.

Parte della confusione era data dalla somiglianza della parola mumia con mummia e dal fatto che alcune antiche mummie egizie erano state imbalsamate usando “l’asfalto”. Gli scienziati ora sanno che solo alcune mummie venivano realizzate con quella sostanza, ma gli europei occidentali, affascinati dagli antichi ritrovamenti egiziani, si ispirarono a questo concetto e la mumia venne associata ai corpi imbalsamati – invece che alla preziosa sostanza bituminosa della montagna persiana.

Cannibalismo medico
Gli errori di traduzione e i fraintendimenti di tipo medico si intrecciarono poi a un’altra credenza, erronea ma molto radicata: quella secondo cui il corpo umano avesse proprietà in grado di curare altri esseri umani.

Per generazioni gli esseri umani hanno praticato il cosiddetto “cannibalismo medico” con lo scopo di trarne benefici. Dalla credenza secondo cui il sangue dei gladiatori potesse guarire dall’epilessia all’uso del grasso umano nei rimedi casalinghi, il cannibalismo medico era diffuso e praticato nell’Europa occidentale di epoca medievale. Con l’arrivo della mumia, al tempo chiamata anche mummia, i medici crederono di aver trovato un nuovo tipo di prodotti curativi ricavati dal corpo umano.

La mumia veniva prescritta per i disturbi più svariati, dal mal di testa agli attacchi di cuore; quindi la sostanza divenne presto molto richiesta. Improvvisamente, i tesori più ambiti dai saccheggiatori di tombe egizie non erano più gioielli e vasellame antico, ma proprio i corpi sepolti, mentre i venditori più scaltri iniziavano a collezionare e vendere mummie. La domanda presto superò l’offerta, e si creò un fiorente commercio di mummie false. Ladri di corpi e commercianti senza scrupoli cominciarono a trasformare vari tipi di cadaveri (di persone decedute, criminali giustiziati, schiavi) in una sorta di “mummie”, allo scopo di trarre profitto da quella moda.

I ladri di cadaveri “di notte rubavano i corpi di coloro che venivano impiccati”, scriveva un osservatore, il quale fece notare che i corpi venivano poi imbalsamati con sali ed erbe, essiccati in forno e poi macinati fino a ricavarne una polvere che gli speziali aggiungevano ai loro preparati.

Mentre la mumia nel corso dei secoli suscitò un crescente scetticismo, la fascinazione per le mummie continuò ad aumentare.

L’egittomania era una tendenza così diffusa in Inghilterra durante l’epoca vittoriana che lo sbendaggio delle mummie divenne un popolare passatempo che trovava svolgimento nelle aule universitarie, negli ospedali e persino nelle case private nel XIX secolo, quando gli uomini britannici tornavano a casa da spedizioni archeologiche, missioni coloniali o visite turistiche portando con sé i corpi che avevano saccheggiato dalle tombe egiziane.

Nonostante il divieto di esportare oggetti antichi, gli europei continuarono a cercare di procurarsi le mummie, da un lato per soddisfare la propria curiosità e dall’altro per fornire l’importante ingrediente di tanti rimedi medici. Fu solo verso la fine del XIX secolo che l’uso della mumia finalmente cessò.

Eppure, la fascinazione del mondo per gli antichi “rimedi” egiziani rimane: basta guardare lo scaffale dei prodotti per la cura della pelle nel nostro negozio di fiducia, dove creme “magiche” e altri articoli simili riportano sulla confezione motivi che richiamano l’antico Egitto. Forse non mangiamo più polvere di mummia per mantenerci in salute, ma l’attrazione e il mistero dell’antico Egitto rimangono più forti che mai.

By E. Blakemore. National Geographic.
05-05-2023.

Nella foto: Alcuni archeologi assistono allo sbendaggio della mummia di Ta-Uza-Ra, sacerdotessa di Amon, in questo dipinto a olio della fine del XIX secolo dell’artista francese Paul Philippoteaux. In epoca vittoriana, quando l’egittomania era molto in voga, partecipare agli eventi di sbendaggio delle mummie era un popolare passatempo.
Illustrazione di P. Dominique Philippoteaux, Wikimedia Commons

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