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Economia

Previsioni macro 2023: inflazione, recessione, politica monetaria e petrolio

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Una lieve recessione e un lento calo dell’inflazione terranno in allerta le Banche Centrali

a cura di Frederik Ducrozet, Responsabile della Ricerca Macroeconomica di Pictet Wealth Management (Pictet WM)

Prevediamo una lieve recessione negli Stati Uniti e in area Euro nel 2023, con una contrazione del PIL reale dello 0,2% in entrambe le aree geografiche. Il significativo inasprimento delle condizioni finanziarie unito al più grande shock inflazionistico sui redditi reali degli ultimi decenni continueranno a pesare sull’attività economica. Una nota più positiva è rappresentata dai bilanci relativamente solidi delle famiglie e delle imprese, che dovrebbero contribuire ad attutire l’impatto della recessione.

Negli Stati Uniti, ci aspettiamo che i consumi delle famiglie si riducano (ma non si interrompano) a causa del graduale aumento della disoccupazione nella seconda metà del prossimo anno. Nell’area Euro, il mercato del lavoro sembra resiliente e la politica fiscale dovrebbe rimanere ampiamente di sostegno, anche se lo shock energetico è troppo grande per essere completamente compensato.

La Cina sta affrontando il rischio a breve termine di una caotica riapertura post-covid, ma anche ostacoli strutturali alla crescita dovuti alla riduzione della leva finanziaria nel settore immobiliare e alle normative governative. Prevediamo che il PIL reale cinese crescerà del 4,5% nel 2023.

Il mercato del petrolio sembra destinato a rimanere sostanzialmente equilibrato nel breve termine, ma l’aumento della domanda dopo la riapertura della Cina, unito alla bassa elasticità dell’offerta, potrebbe far salire i prezzi nella seconda metà del 2023. Prevediamo che i prezzi del Brent raggiungano i 115 dollari a fine 2023.

Sulla scia degli Stati Uniti, riteniamo che l’inflazione abbia raggiunto il picco in area Euro. Continuiamo a prevedere una disinflazione globale nei beni di base, grazie all’allentamento dei vincoli dell’offerta e al rallentamento della domanda. Tuttavia, le pressioni sui prezzi nei settori dei servizi ad alta intensità di lavoro persisteranno probabilmente anche nel corso del prossimo anno. Prevediamo che l’inflazione headline e quella core scenderanno a circa il 3% entro la fine del 2023, sia negli Stati Uniti sia in area Euro.

Le Banche Centrali continueranno con i rialzi fino a quando non ci saranno prove convincenti che l’inflazione core si stia attenuando. Vediamo un tasso terminale del 5,25% sui Fed fund e del 2,50% sui depositi della BCE, con rischi di rialzo. Anche se le Banche Centrali si preparano a rallentare il ritmo dell’inasprimento, è probabile che la loro comunicazione rimanga “da falco”, con l’obiettivo di mantenere ancorate le aspettative di inflazione. Nel lungo periodo, tuttavia, le Banche Centrali potrebbero essere tentate di lasciare che l’inflazione superi il loro obiettivo del 2% (per arrivare, ad esempio, al 3%) come soluzione meno peggiore.

Qui Il report

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