Marco Pantani
La procura riapre il caso dopo 10 anni per omicidio. La mamma di Marco Pantani su facebook: “a tutti i tifosi che hanno creduto e voluto bene al mio Marco: il caso è aperto per omicidio”. Poi in diretta su Tgcom24 stamattina: “Me l’hanno ammazzato ma non sono stati gli spacciatori”
Sono a dir poco scioccanti le conclusioni della nuova perizia realizzata dal Professore Avato sulle cause della morte di Marco Pantani, il compianto campione di ciclismo ancora nel cuore di tantissimi tifosi italiani e non. Come anticipato ieri dalla famiglia di Pantani, il pirata sarebbe “stato picchiato e costretto a bere la cocaina mentre era nella propria stanza d’albergo”. La notizia lanciata dalla Gazzetta è rimbalzata con tuta la sua potenza nel mondo. E’ dunque questa la nuova ipotesi della riapertura dell’inchiesta della Procura di Rimini che ha accolto l’esposto della famiglia di Pantani. Non un semplice suicidio con responsabilità di chi ha fornito la droga ma un vero e proprio omicidio come dimostrerebbero le grandi quantità di droga trovate nel corpo di Pantani che potevano essere assunte, secondo il perito, soltanto se diluite in acqua, circostanza che farebbe vacillare anche una eventuale ipotesi di preterintenzionalità dell’omicidio stesso.
La mamma di Pantani l’aveva sempre detto e ieri su Facebook ha scritto: “Sedici anni fa, il 2 agosto Marco vinceva il Tour e quest’anno, a 10 anni della sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla non più dedicata a lui, vi do una notizia. A tutti i tifosi e a quelli che hanno creduto e voluto bene al mio Marco, il caso è aperto per omicidio”. Così su Facebook la mamma del Pirata, Tonina Pantani.
Poi stamattina in diretta su Tgcom24 Mamma Tonina ha dichiarato: “Me l’hanno ammazzato. La mia sensazione, sin da subito, è che avesse scoperto qualcosa e gli hanno tappato la bocca”. “Non vedo altre ragioni. Non mi sono mai sbagliata su Marco. Così come non credo che siano stati gli spacciatori”. “Sono 10 anni – aggiunge la signora Tonina – che lotto e non mollerò, fino alla fine. Voglio la verità, voglio sapere cosa è successo a mio figlio. Da subito ho detto che me l’hanno ammazzato e, infatti, me l’hanno ammazzato”.
Il procuratore di Rimini, Giovagnoli, ha idchiarato ieri “Abbiamo appena ricevuto queste carte presentate dai familiari, dobbiamo approfondire” ma “nessun commento” nel merito della perizia.
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