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Sclerosi Multipla: effetti prolungati di alemtuzumab

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Sclerosi multipla

Cambridge, Mass. 12 settembre 2014 – Genzyme, Società del Gruppo Sanofi, annuncia nuovi positivi risultati relativi al secondo anno di estensione dello studio di alemtuzumab nella sclerosi multipla. Tra i pazienti che, negli studi clinici di fase III CARE-MS I e CARE-MS II, erano stati trattati con alemtuzumab mediante due cicli annuali – il primo all’inizio dello studio e il secondo 12 mesi più tardi – i tassi di recidive e l’accumulo della disabilità rimangono bassi.
Circa il 70% dei pazienti trattati con alemtuzumab negli studi pivotal non ha ricevuto alcun ulteriore trattamento durante il secondo anno di estensione dello studio e non si sono evidenziate nuove e diverse indicazioni sulla sicurezza del farmaco.
I nuovi dati su alemtuzumab sono stati presentati ieri durante il Congresso ECTRIMS (Commissione Europea per la Ricerca e il Trattamento della Sclerosi Multipla) a Boston.

“I risultati dello studio di estensione forniscono ulteriori evidenze dell’efficacia prolungata di alemtuzumab sia sulle recidive che sulla disabilità”, commenta Alasdair Coles, Professore presso il Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell’Università di Cambridge. “La maggior parte dei pazienti ha continuato a manifestare una riduzione dell’attività della malattia, nonostante l’ultimo trattamento farmacologico risalisse a tre anni prima.”

Risultati dello studio di estensione
Gli studi di Fase III di alemtuzumab erano studi pivotal randomizzati della durata di due anni che hanno messo a confronto il trattamento con alemtuzumab con un alto dosaggio di interferone beta-1a (Rebif®) in pazienti con la forma recidivante-remittente di sclerosi multipla. I pazienti dovevano avere una forma attiva della malattia e potevano essere sia nuovi al trattamento (CARE-MS I) o aver avuto delle recidive con la precedente terapia (CARE-MS II).
Lo studio di estensione ha coinvolto oltre il 90% dei pazienti trattati con alemtuzumab negli studi di Fase III. Tali pazienti potevano ricevere, durante la fase di estensione, un ulteriore trattamento con alemtuzumab se avessero presentato almeno una recidiva o almeno due lesioni nuove o più estese a livello cerebrale o del midollo spinale.
I risultati intermedi relativi al secondo anno di estensione dello studio, dopo i due anni degli studi pivotal, evidenziano che:
– a distanza di quattro anni, i tassi annualizzati di recidive per i pazienti che hanno ricevuto alemtuzumab negli studi CARE-MS I e CARE-MS II erano, rispettivamente, 0.14 e 0.23, valori comparabili ai tassi annualizzati di recidive dei pazienti che avevano ricevuto alemtuzumab negli studi pivotal
– durante il quarto anno, il 74% dei pazienti dello studio CARE-MS I ed il 66% dello studio CARE-MS II ha migliorato o stabilizzato la disabilità secondo la Scala EDSS (Expanded Disability Status Scale)
– durante il quarto anno, rispettivamente l’83% ed il 76% dei pazienti trattati con alemtuzumab negli studi pivotal, non ha registrato un accumulo della disabilità sostenuta per sei mesi – ossia un peggioramento nella loro disabilità prolungato per sei mesi consecutivi durante i quattro anni di osservazione
– circa il 70% dei pazienti trattati con alemtuzumab negli studi pivotal non ha ricevuto un terzo ciclo di trattamento durante il terzo ed il quarto anno.

“La sclerosi multipla è una malattia devastante e i pazienti continuano ad avere bisogno di nuove opzioni di trattamento più efficaci. Questi nuovi dati danno ulteriore forza al potenziale innovativo di alemtuzumab”, afferma il Presidente di Genzyme e CEO, David Meeker, M.D. “È un risultato straordinario vedere che i suoi effetti positivi si mantengono nel tempo.”
Sono stati presentati anche i dati di sicurezza relativi al secondo anno di estensione dello studio. Nessun nuovo rischio è stato individuato. Come già evidenziato, ci sono stati due decessi nello studio di estensione: uno causato da sepsi e l’altro presumibilmente accidentale e considerato non correlato al trattamento dello studio. Nel corso dei quattro anni di trial, circa il 2% dei pazienti trattati con alemtuzumab negli studi pivotal ha sviluppato trombocitopenia immune (ITP), che in tutti i casi si è risolta dietro specifico trattamento. Il monitoraggio dei pazienti per la precoce evidenziazione di potenziali malattie autoimmuni è previsto in tutti gli studi clinici di Genzyme con alemtuzumab.
Gli eventi avversi più comuni associati al trattamento sono risultati reazioni legate all’infusione (mal di testa, rash, febbre, nausea, affaticamento, orticaria, insonnia, prurito, diarrea, brividi, vertigini e rossore), infezioni (delle alte vie respiratorie e del tratto urinario) e disturbi tiroidei. Nei pazienti trattati con alemtuzuamb possono presentarsi malattie autoimmuni (comprese trombocitopenia autoimmune, altre citopenie, glomerulonefriti e tiroiditi autoimmuni) e infezioni gravi. Per supportare la precoce individuazione e tempestiva gestione di tali eventi avversi, è stato predisposto un esauriente programma di gestione del rischio che comprende specifiche iniziative di formazione ed il monitoraggio periodico dei pazienti.

Informazioni su studio clinico CARE-MS
Il programma di sviluppo clinico di alemtuzumab ha compreso due studi pivotal randomizzati di Fase III che hanno comparato il trattamento con alemtuzumab rispetto al trattamento con interferone beta-1a (Rebif®) ad alto dosaggio, somministrato per iniezione sottocutanea in pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente attiva, non sottoposti a precedente trattamento (CARE-MS I) o che avevano avuto almeno una recidiva durante la terapia pregressa (CARE- MS II), nonché studi di estensione ancora in corso. Nello studio CARE-MS I, alemtuzumab ha mostrato di essere significativamente più efficace rispetto ad interferone beta-1a nel ridurre i tassi di recidiva; la differenza osservata nel rallentamento della progressione della disabilità non ha invece raggiunto la soglia di significatività. Nello studio CARE-MS II, alemtuzumab ha mostrato di essere significativamente più efficace rispetto ad interferone beta-1a nella riduzione del tasso annualizzato di recidive e l’accumulo di disabilità è risultato significativamente rallentato nei pazienti trattati con alemtuzumab rispetto ai pazienti trattati con interferone beta-1a.

Informazioni su alemtuzumab
Alemtuzumab è supportato da un programma di sviluppo clinico completo ed esteso che ha coinvolto circa 1.500 pazienti per un totale di circa 5.400 pazienti-anno di follow-up. La dose raccomandata di alemtuzumab è 12 mg con una somministrazione mediante 2 cicli di trattamento annuali. Il primo ciclo di trattamento viene somministrato con infusione endovenosa per 5 giorni consecutivi, e il secondo ciclo viene somministrato per 3 giorni consecutivi 12 mesi dopo il primo.
Alemtuzumab è approvato nell’Unione Europea, in Australia, Brasile, Canada, Messico, Argentina, Cile e Guatemala. Alemtuzumab non è attualmente approvato negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration statunitense (FDA) ha accettato la ripresentazione della richiesta di approvazione di alemtuzumab e Genzyme prevede una risposta da parte della FDA nell’ultimo trimestre 2014. Le richieste di approvazione di alemtuzumab sono in fase di esame da parte delle autorità regolatorie di diversi Paesi.
Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale che interagisce in modo selettivo con la CD52, una proteina presente in grandi quantità sulla superficie delle cellule T e B. Il trattamento con alemtuzumab determina la deplezione delle cellule T e B circolanti, ritenute responsabili del dannoso processo infiammatorio tipico della sclerosi multipla. Alemtuzumab esercita un effetto minimo sulle altre cellule immunitarie. L’effetto antinfiammatorio acuto di alemtuzumab è seguito immediatamente dalla comparsa di uno schema distintivo di ripopolamento delle cellule T e B che si protrae nel tempo, ristabilendo l’equilibrio del sistema immunitario con modalità che riducono potenzialmente l’attività della malattia.

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