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T. Rowe Price – Fed: inflazione e tassi riducono le probabilità di un atterraggio morbido

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A cura di Blerina Uruci, Chief U.S. Economist, T. Rowe Price

L’andamento dell’economia statunitense mette in discussione le aspettative di un rallentamento significativo. Il mercato del lavoro rimane forte, anche se la domanda di lavoratori ha iniziato a moderarsi rispetto al picco del 2022, come evidenziato dalla diminuzione dei posti vacanti e delle intenzioni di assunzione da parte delle piccole imprese.

La forte crescita dell’occupazione e il reddito aggregato hanno sostenuto la spesa dei consumatori, ma ciò ha reso più difficile il compito della Federal Reserve di ridurre l’inflazione. Di conseguenza, la Fed sembra destinata ad aumentare ulteriormente i tassi di interesse quest’anno e mantenerli a un livello più alto più a lungo di quanto previsto dai mercati.

I consumi si spostano verso i servizi, ma i bilanci dei consumatori sono sani

La spesa dei consumatori per i beni, in particolare per i veicoli, è stata sorprendentemente forte. Tuttavia, prevediamo un rallentamento delle vendite di auto, in quanto la combinazione di tassi di interesse più elevati e di prezzi medi di vendita più alti frenano la domanda.

Il rallentamento delle vendite di veicoli contribuirà al continuo spostamento dei consumi dai beni ai servizi. Nonostante questo trend, è importante notare che i consumatori continuano a spendere. Ciò è in netto contrasto rispetto agli anni successivi alla crisi finanziaria globale del 2008-2009 e alla “grande recessione”, quando i bilanci dei consumatori erano fortemente compromessi e le persone avevano bisogno di ridurre la leva finanziaria, il che spiega perché la ripresa economica era stata così superficiale e lenta.

Nessuna incrinatura di rilievo nel quadro occupazionale

Il mercato del lavoro sembra allentarsi lentamente. Il tasso di disoccupazione è salito al 3,7% a maggio, pur restando vicino al livello più basso dalla fine degli anni Sessanta. Anche le richieste settimanali di disoccupazione hanno registrato una graduale tendenza al rialzo, le ore medie lavorate sono diminuite e l’inflazione salariale è rallentata in quanto la domanda di lavoratori non è così forte come l’anno scorso.

Tuttavia, ad aprile il numero di posti di lavoro vacanti per disoccupato era ancora storicamente alto, pari a 1,8. Queste tendenze generali sono coerenti con un mercato del lavoro che si sta normalizzando, non con un’economia che sta affrontando una recessione imminente. Nel complesso, prevedo solo un ulteriore piccolo aumento del tasso di disoccupazione, storicamente basso, entro la fine del 2023.

La domanda principale riguardo al mercato del lavoro è se la crescita dei salari stia rallentando abbastanza velocemente da impedire che si instauri una spirale salari-prezzi. Più tempo l’economia trascorre in un regime di alta inflazione con un mercato del lavoro molto rigido, più alto è il rischio che le aspettative inflazionistiche si disancorino e che l’aumento delle richieste salariali da parte dei lavoratori rafforzi l’impulso inflazionistico.

Alcune misure hanno mostrato segni di miglioramento su questo fronte e l’inflazione salariale sembra aver raggiunto il picco, ma i progressi appaiono ancora molto lenti. È sempre più chiaro che l’economia ha bisogno di un maggiore allentamento del mercato del lavoro perché l’inflazione core si riduca significativamente verso l’obiettivo del 2% fissato dalla Fed. Dunque, il lavoro sull’inflazione non è ancora finito.

I tassi di interesse sono destinati ad aumentare ancora, ma a un ritmo più lento 

In questo contesto di inflazione core ancora troppo elevata, la Federal Reserve deve bilanciare i rischi che provengono dal tentativo di rallentare l’inflazione senza spingere l’economia in recessione. Prevediamo che la Fed aumenti i tassi ancora una o due volte nel 2023. Tuttavia, il ritmo di aumento dei tassi sarà molto più lento e sarà probabile un aumento di 25 punti base ogni due riunioni.

Con l’ulteriore aumento dei tassi di interesse, sui mercati incombe il dubbio che la Fed possa inasprire eccessivamente e provocare una recessione. Sebbene sia possibile un atterraggio morbido, ritengo che una recessione sia lo scenario più probabile. La vischiosità dell’inflazione core, unita alla determinazione della Federal Reserve di ridurre l’inflazione, porterà la banca centrale a un eccessivo irrigidimento e a far precipitare l’economia in una recessione. Questo è stato l’esito della maggior parte dei passati cicli di inasprimento della Fed. Per quanto riguarda la tempistica, la recessione non sembra imminente, ma ritengo probabile che l’economia entri in recessione entro la fine dell’anno o all’inizio del 2024.

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