A cura di Giovanni Buffa, Senior fund manager azionario emergente, AcomeA SGR
Dopo aver offerto rendimenti superiori a quelli dei mercati sviluppati nella prima decade degli anni 2000, i mercati emergenti hanno subìto una battuta d’arresto a partire dal 2012. Questo ha avuto come effetto una forte crescita del peso di Wall Street nei portafogli globali con, generalmente, una conseguente minore diversificazione, mentre i rendimenti deludenti sui mercati emergenti hanno spinto gli investitori a ridurre molto la loro esposizione a questa area.
Oggi riteniamo che le borse emergenti rappresentino una opportunità di diversificazione e di investimento storica con un approccio rigorosamente attivo e bottom-up.
Dal punto di vista del Pil, infatti, ci aspettiamo un differenziale di crescita di 3 punti percentuali, con una crescita media attesa per i paesi emergenti intorno al 4-5% a fronte di un’espansione di circa l’1% per quelli sviluppati dovuta al venir meno degli stimoli dell’era della pandemia e dagli effetti sull’economia di tassi di interesse elevati.
Rispetto a dieci anni fa, inoltre, i paesi emergenti presentano un quadro macroeconomico più solido, hanno meno sbilanci dal punto di vista della bilancia dei pagamenti e livelli di debito più sotto controllo. Secondo le rilevazioni di AQR, asset manager Usa specializzato in gestioni quantitative sistematiche, assistiamo ad una convergenza di volatilità fra mercati emergenti e sviluppati con un conseguente rientro dell’eccesso di volatilità tipico dei listini emergenti, accanto ad una accelerazione del Pil pro-capite.
Un ulteriore fattore di sostegno è rappresentato dai livelli del dollaro che dovrebbe essere vicino ad un picco visto l’approssimarsi della fine del ciclo restrittivo della Federal Reserve.
Nonostante una rischiosità che si è progressivamente ridotta nel tempo, il premio al rischio per le borse emergenti oggi si attesta sui massimi degli ultimi 25 anni, rendendo i mercati emergenti molto interessanti. Parallelamente, le valutazioni espresse dal rapporto fra prezzi e utili sono sui minimi degli ultimi 10 anni.
Divario fra titoli a sconto e a premio sui massimi degli ultimi 25 anni
Le borse dei paesi emergenti oggi presentano una differenza di valutazioni fra titoli cheap e titoli expensive ai massimi degli ultimi 25 anni, un fenomeno diffuso tra le diverse aree geografiche e fra i settori. Di qui la necessità di investire con una strategia attiva e bottom-up senza vincoli geografici, settoriali, valutari e di dimensioni delle società in cui si investe.
Sulla base di un approccio value-contrarian, con un orizzonte di medio periodo, vediamo valore nelle classiche storie contrarian, quelle di aziende neglette dal mercato perché stanno attraversando delle difficoltà che noi, viceversa, riteniamo abbiano un potenziale di recupero come la brasiliana Hapvida e la sudafricana Aspen Pharmacare.
Per stabilizzare il portafoglio sono da preferire i dividend play di aziende soprattutto cinesi e taiwanesi il cui business è maturo ma che pagano un dividendo sostenibile come China Mobile e Compal.
Interessanti anche le storie di ristrutturazione, quelle di aziende che hanno intrapreso un processo di rilancio che non ha ancora prodotto risultati e che dunque il mercato non premia: si tratta di aziende che potrebbero raddoppiare le quotazioni comeè stato il caso di Myers, una catena di centri commerciali australiana entrata in crisi con la pandemia che si è reinventata con l’e-commerce, e Seven West Media.
Un altro filone di investimento che offre opportunità è quello delle storie deep value, aziende che stanno già scontando uno scenario particolarmente negativo non giustificato da un’analisi fondamentale di medio periodo. In altre parole, storie dove manca un catalyst di breve che noi ci aspettiamo tuttavia si materializzi in futuro. È il caso di Alibaba,che è leader nell’e-commerce cinese e che punta a quotare in borsa tutte le sue business unit, Embraer e Sibanye
Venendo ai singoli paesi pensiamo che rappresentino una occasione di investimento il Brasile e, seppur in misura minore, la Cina. Riteniamo come, al contrario, India, Indonesia e Taiwan offrono un rapporto rischio/rendimento meno attrattivo. Il portafoglio adotta un’ampia diversificazione settoriale con alcuni dei titoli più interessanti appartenenti alla categoria dei consumer discretionary.
In Brasile i timori dell’avvento di politiche socialiste che avrebbero potuto aumentare il debito dopo la vittoria alle elezioni di Lula si sono rivelati infondati e il governo si sta dimostrando neutrale nei confronti dei mercati. Qui abbiamo i tassi nominali e reali fra i più alti del mondo ma un’inflazione in ridimensionamento: quindi vediamo un potenziale di taglio dei tassi come possibile nella seconda parte dell’anno. Le valutazioni, inoltre, sono molto attraenti, a una cifra e pari a 7-8 volte gli utili.
La Cina è un paese che non può essere ignorato; il mercato in questo momento lo sta penalizzando a causa delle tensioni fra oriente e occidente ma dopo i due anni di lockdown le valutazioni sono molto a sconto e c’è crescita. Ci aspettiamo che il governo cercherà di stimolare ulteriormente la domanda interna facendo leva sui consumi nei prossimi mesi e per questo siamo posizionati sui consumi domestici.