Home Economia Columbia Threadneedle Inv. – Giappone e inflazione: sintomi di un cambiamento epocale

Columbia Threadneedle Inv. – Giappone e inflazione: sintomi di un cambiamento epocale

Alex Lee, Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments
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A cura di Alex Lee, Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments

09.08.2023

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Nel 2016 Akagi Nyuguyo, un’azienda giapponese di prodotti dolciari surgelati ha aumentato il prezzo dei suoi popolari ghiaccioli Garigari-kun a seguito di un forte aumento dei costi. L’aumento, il primo da 25 anni, ha portato il prezzo da 60 a 70 yen, pari a circa a nove centesimi. In quel periodo gli aumenti di prezzo in Giappone erano incredibilmente rari, considerando che il Giappone aveva sofferto di deflazione per quasi due decenni. Questo aveva creato una “mentalità deflazionistica” per cui non solo la popolazione non era avvezza agli aumenti dei prezzi, ma quando questi avvenivano non erano ben accolti. Questo spiega perché, dopo l’evento, Akagi Nyuguyo ha pubblicato uno spot televisivo di 60 secondi[1] in cui i dirigenti e il personale dell’azienda si scusano con i clienti, inchinandosi.

L’economia giapponese ha registrato un’inflazione molto lieve per la maggior parte dell’ultimo decennio. Tuttavia, la mentalità deflazionistica ha tuttora un’influenza importante sul comportamento delle famiglie e delle imprese. Fino a poco tempo fa, gli aumenti dei prezzi sono sempre stati molto deboli; anche i salari non sono aumentati, nonostante la rigidità del mercato del lavoro. E in assenza di un’inflazione significativa, le famiglie detengono più della metà dei loro risparmi in liquidità invece di investirli in asset class a più alto rendimento.

L’inflazione cresce più degli utili

Fonte: Bloomberg 25.07.2023

Oggi, questa tendenza a non aumentare i prezzi sta subendo un cambiamento radicale. Infatti, in seguito all’ultima impennata dei costi, le aziende hanno provveduto ad aumentare i prezzi per proteggere i loro guadagni. Questo cambio di rotta rappresenta una rottura significativa rispetto al passato, quando le aziende proteggevano i consumatori dall’aumento dei costi, pur subendo una riduzione dei loro margini di guadagno. Inoltre, sta avvenendo un cambiamento anche nei confronti degli aumenti salariali. Infatti, i salari stanno crescendo al ritmo più veloce degli ultimi da 20 anni. Tuttavia, questo non dimostra che la mentalità deflazionistica del Giappone stia cambiando, considerando che la crescita dei salari non ha tenuto il passo dell’inflazione e i redditi reali sono diminuiti. Per il momento non vediamo nemmeno prove evidenti del fatto che, in un contesto di carenza di manodopera, i lavoratori chiedano salari più alti – anche se ciò potrebbe essere vero in alcune sacche della forza lavoro.

L’aspetto che, più di ogni altro, testimonia il cambiamento è l’atteggiamento dei dirigenti aziendali. In molte aziende, nella definizione dei piani aziendali a lungo termine, per la prima volta da oltre una generazione si presume che i salari aumenteranno. In molti sono d’accordo sul fatto che l’aumento dei salari, oggi considerati bassi, non necessariamente incida sulla competitività dell’azienda.

È l’inizio di una nuova era di maggiore inflazione per il Giappone? Gran parte dell’inflazione che abbiamo visto in Giappone negli ultimi anni è stata determinata dall’aumento dei costi delle importazioni, che sono poi passati attraverso il sistema con un certo ritardo. In passato, con l’affievolirsi di questi costi, è diminuita anche l’inflazione, mantenendo salda la mentalità deflazionistica. Tuttavia, riteniamo che questa volta potrebbe essere diverso, dati gli evidenti segnali di un cambio di attitudine da parte del Giappone. Questo cambio di rotta potrebbe segnare la fine dell’era deflazionistica giapponese, con importanti conseguenze per l’economia, la politica e i mercati del paese.

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