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Come integrare i fattori ESG nelle strategie di investimento

Altin Kadareja, CEO e co-founder di Cardo AI
Altin Kadareja, CEO e co-founder di Cardo AI
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A cura di Altin Kadareja, CEO di Cardo AI, fintech che sviluppa tecnologie di intelligenza artificiale per la gestione e l’ottimizzazione del mercato del private debt

02.05.2023

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L’inclusione di fattori ambientali, sociali e di governance nelle attività di investimento è diventata oggi una questione di “come” piuttosto che di “quando”. Infatti, è spesso difficile definire cosa costituisca esattamente un investimento conforme alle norme in materia di sostenibilità e quando sia opportuno incorporare i fattori ESG nella gestione degli investimenti.

Seconda la nostra visione, un approccio corretto ai fattori ESG dovrebbe ricalcare quanto avviene per altri elementi presi in considerazione nelle strategie di investimento; definizione degli obiettivi, progettazione di una strategia, quantificazione del successo e applicazione di un’analisi dei dati per un progressivo e continuo perfezionamento dell’approccio stesso.

Definizione di obiettivi significativi

Anche per gli ESG, così come per altri ambiti tematici, il primo passo è identificare gli obiettivi della strategia di investimento. Nel caso della sostenibilità, quest’ultimi dovranno comprendere l’esercizio di un’influenza positiva sull’ambiente o sulla società, fattore che tuttavia può essere particolarmente difficile da tracciare e quantificare. In Cardo AI, riteniamo essenziale definire obiettivi chiari, limitati nel tempo e misurabili. Ad esempio, un fondo di private debt potrebbe fissare quale obiettivo ESG la riduzione dell’impronta di carbonio di almeno il 50% entro il 2030 per superare il benchmark con una media di 50 punti base anno su anno.

Tuttavia, riteniamo che obiettivi strategici sostenibili non debbano essere necessariamente incentrati sul clima per risultare efficaci, potendo integrare anche altre tipologie di obiettivi. Ad esempio, considerando sempre il caso di un fondo di private debt, quest’ultimo potrebbe puntare a migliorare l’efficienza e la produttività delle risorse del 30% entro il 2026, allineando così il 75% dei suoi investimenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile secondo gli articoli 8 e 12 delle Nazioni Unite.

Attuazione di una strategia vincente

Sul fronte strategico, riteniamo essenziale adottare una politica di investimento sostenibile che tenga conto dei fattori ESG in tutto il ciclo di vita della gestione degli investimenti, dalla ricerca delle offerte alla valutazione, alla strutturazione, all’investimento, al monitoraggio e all’uscita. Un elemento particolarmente importante da considerare in questa fase è la disponibilità di dati. Anche i gestori più ambiziosi e intraprendenti spesso non riescono a realizzare politiche ESG efficaci in quanto non dispongono dei dati richiesti nelle fasi di applicazione e monitoraggio.

Quella strategica rappresenta anche la fase più appropriata del processo per coinvolgere definire i covenant ESG. Gli strumenti da utilizzare sono sia quelli positivi – come l’applicazione di prezzi dinamici e la riduzione del tasso di interesse in caso di raggiungimento degli obiettivi ESG – sia quelli negativi – come la riduzione dei limiti di finanziamento o la conversione di azioni in caso di mancato rispetto dei fattori ESG.

A integrazione della definizione di una chiara strategia di investimento, risulta essenziale anche la strutturazione di un preciso piano di monitoraggio che prenda in considerazione i progressi verso gli obiettivi e la conformità dell’accordo di gestione degli investimenti. Consapevoli che l’applicazione dei piani nella pratica comporterà sempre sfide, aree grigie e ostacoli imprevisti, riteniamo essenziale che il piano di monitoraggio venga rivisto regolarmente e che presenti anche la giusta flessibilità in caso di un serio cambiamento delle circostanze.

Il rischio di greenwashing

La richiesta di trasparenza sulle pratiche sostenibili e socialmente responsabili è oggi in aumento. Tanto i clienti quanto i gestori di fondi e di patrimoni desiderano investire in organizzazioni che abbiamo un impatto positivo sul mondo, allineando così gli investimenti sia ai propri valori che alle richieste normative. Questa tendenza richiede quindi che gli investitori istituzionali si impegnino attivamente nel migliorare anche la reportistica in ambito ESG e, per farlo, servirà una crescente e sempre più rilevante disponibilità di dati ESG. Ad oggi, infatti, il rischio di greenwashing nell’ambito degli investimenti ESG resta ancora un problema significativo.

Tra i molteplici modi per mantenere una rappresentazione accurata degli sforzi sul fronte della sostenibilità, come Cardo AI riteniamo particolarmente interessante ed efficace l’utilizzo di strumenti di monitoraggio che permettano agli investitori di ricevere dati dettagliati sugli investimenti e KPI ESG che dimostrino quanto la politica di investimento perseguita sia effettivamente in linea con le aspettative dei clienti. Questi strumenti sono particolarmente preziosi perché in grado di confrontare rapidamente e facilmente la gestione di tutti gli asset presenti nel portafoglio di un investitore.

L’incorporazione dei fattori ESG nei fondi pensione

Potremmo pensare che la maggiore enfasi posta sugli investimenti ESG richieda, nel caso dei fondi pensione, un diverso approccio al rischio. La natura stessa delle strategie di investimento dei fondi pensione, che hanno un orizzonte di lungo periodo e un’esposizione all’economia locale e globale, richiede una buona comprensione dei rischi legati al clima e degli impatti che potrebbero avere sui portafogli nel lungo termine. In particolare, oggi gli amministratori fiduciari sono tenuti a divulgare una dichiarazione che spieghi il modo in cui i fattori finanziariamente rilevanti e quelli non rilevanti vengano presi in considerazione e misurati, nell’orizzonte temporale del piano pensionistico, nella selezione, nel mantenimento e nella realizzazione degli investimenti. Nell’incorporare le questioni ESG nelle decisioni di investimento e nell’implementazione degli investimenti, riteniamo utile che per i fondi pensione applicare una distinzione per asset class.

In particolare, nei mandati azionari si potrebbero valutare i fattori ESG finanziariamente rilevanti e il loro impatto sulla redditività futura nella valutazione delle società, considerando anche le attività di engagement attivo da parte dei gestori sulle società stesse. Per i mandati relativi al reddito fisso e private debt, si dovrebbe considerare il potenziale impatto dei rischi ESG sul rating del credito e sulla capacità futura dei debitori di far fronte ai rimborsi. Per gli investimenti immobiliari e infrastrutturali, si potrebbero prendere in considerazione i potenziali rischi ambientali e sociali durante l’acquisizione, lo sviluppo e la gestione dell’uso delle risorse durante l’occupazione.

Comunicazione e trasparenza degli investimenti ESG nei fondi pensione

Il quadro di rendicontazione della Task Force on Climate-Related Disclosures (TCFD) richiede che gli amministratori fiduciari comunichino agli iscritti l’esposizione delle loro pensioni al rischio climatico e le modalità secondo cui le società partecipate debbano rendere conto della riduzione delle emissioni di anidride carbonica. È bene ricordare, tuttavia, che quello sostenibile è un tema ancora nuovo e innovativo e, come tale, i dati non sono mai sufficienti o sufficientemente standardizzati per essere utilizzati, modellati o riportati. Pertanto, i sistemi attuali incontreranno delle difficoltà a riportare interamente i rendimenti non finanziari degli investimenti ESG. Per divulgare questo tipo di informazioni è necessario svolgere diverse attività, tra cui la creazione di una struttura di reportistica e di una governance ad hoc per l’approvazione della stessa, nonché un’analisi approfondita della strategia adottata per la gestione del rischio. Come Cardo AI, crediamo che l’analisi di scenari futuri, e il modo in cui questi possano avere un impatto sugli investimenti, e, di conseguenza, l’identificazione di quella che potrebbe essere una linea d’azione prudente, siano processi molto utili da includere nel quadro di gestione del rischio per far fronte all’attuale mancanza di dati storici.

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