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Coronavirus, Brusaferro (Iss): “Dal 19-20 marzo la curva dei nuovi casi sembra attenuarsi” ma è necessario non abbassare la guardia

Silvio Brusaferro - Istituto Superiore della Sanità
Silvio Brusaferro - Istituto Superiore della Sanità
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Il presidente dell’Istituto superiore di sanità: “Il picco dei contagi non ancora raggiunto, ma ci sono segnali di rallentamento positivi”.

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in conferenza stampa nel presentare l’ultimo report epidemiologico ha dichiarato che “C’è un dato rilevante negli ultimi giorni: dal 19-20 marzo la curva dei nuovi casi sembra attenuarsi leggermente nella sua ascesa e stiamo monitorando quanto sta avvenendo“. Si tratta per Brusaferro solo “un rallentamento della crescita, non una fase calante“.

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Il picco dell’epidemia di Coronavirus non è stato ancora raggiunto

Il picco dell’epidemia di coronavirus in Italia si sta avvicinando, ma non ci siamo ancora – ha aggiunto Brusaferro -. Non illudiamoci di poter allentare le misure che abbiamo adottato. Ci sono realtà diverse nel Paese, la Lombardia e aree limitrofe con fortissima circolazione, mentre in altre aree c’è una circolazione ancora limitata, dove la sfida è fare in modo che quelle aree rosa non diventino rosse“.

Il report epidemiologico dell Istituto Superiore della Sanità

L’1,2% dei casi positivi al Covid-19 fino a questo momento ha meno di 18 anni, mentre la percentuale più alta si vede nella fascia tra 51 e 70. Lo afferma l’approfondimento epidemiologico dell’Iss presentato oggi nel corso di una conferenza stampa e pubblicato sul sito Epicentro.

Il documento ha anche censito 6414 operatori sanitari contagiati, che hanno mostrato un’età media di 49 anni (molto inferiore a quella della popolazione generale che è di 62) e sono per il 35% di sesso maschile.

Sempre sul sito Epicentro è stato pubblicato anche il report sui pazienti deceduti e positivi a COVID-19. L’età media di questi pazienti è 78 anni, e le donne sono il 29,6%. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7. Complessivamente, 15 pazienti (2.1% del campione) presentavano 0 patologie, 151 (21.3%) presentavano 1 patologia, 184 presentavano 2 patologie (25.9%) e 360 (50.7%) presentavano 3 o più patologie.

Per quanto riguarda l’età dei deceduti positivi per Covid-19 al 26 marzo sono 84 su 6801 (1.2%) quelli di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 17 di questi avevano meno di 40 ed erano 14 persone di sesso maschile e 3 di sesso femminile con età compresa tra i 30 ed i 39 anni. Di 5 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 8 presentavano gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 1 non presentava patologie di rilievo.

Locatelli: L’età media dei contagiati supera i 60 anni

Oltre l’80% dei deceduti sono ultra 70enni – ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli -. L’infezione da Covid-19 per alcuni è stata la causa di morte e per altri ha contribuito in maniera significativa alla letalità“.

Muoiono più uomini che donne

Dal punto di vista della letalità, non solo in Italia, muoiono più uomini, anche le donne anziane hanno una letalità più bassa, ed è uno dei temi che stiamo cercando di esplorare perché è un elemento importante. Per ora censiamo

Studio su donne e bambini

Donne e soprattutto bambini sembrano meno esposti al coronavirus: “Per capire meglio la risposta dei bambini al coronavirus così come quella delle donne”, si eseguirà “tutta una serie di studi biologici e soprattutto immunologici che avranno un interesse di prospettiva“.

Necessario proteggere gli operatori sanitari

E’ necessario e prioritario proteggere “gli operatori sanitari, in questa fase il bene più prezioso per contrastare l’infezione e garantire una assistenza adeguata. Ma anche gli operatori delle ambulanze, dei ps, quelli che lavorano per garantire i collegamenti tra i vari servizi. In una prima fase c’è stato un picco di esposizione legato alla novità e all’onda massiva di casi. Poi c’è stata un’accelerazione più contenuta dei contagi” per queste categorie di operatori.

Focalizzare l’attenzione su RSA, case di riposo

Bisogna anche fare una riflessione sulle Rsa, le case di riposo, perché concentrano persone per definizione fragili o anziane. Sono presenti in tutto il territorio, dove lavorano operatori che corrono gli stessi rischi degli altri, bisogna focalizzare l’attenzione“, ha aggiunto.

Scendere a livello 1 a 1

E’ necessario “scendere al di sotto di un contagiato per persona positiva” e non siamo a quel livello, ha aggiunto Brusaferro ma “Quando ci avvicineremo al livello 1:1 potremo contribuire a elaborare le strategie da mettere in campo in vista di una ripresa delle attività“.

Mantenere le misure di contenimento

Occorre rafforzare il messaggio che abbiamo già dato e che abbiamo ripetuto, e cioè che è fondamentale, proprio perché stiamo osservando segnali chiari di efficacia delle misure di contenimento, non deflettere minimamente dalla medesime” E dunque “Dovessimo decidere con i dati di oggi – ha aggiunto Locatelli – è inevitabile continuare con queste misure perché siamo in fase di contenimento. Come Comitato tecnico-scientifico daremo tempestivamente le nostre indicazioni sulla possibile ripresa delle attività ai decisori politici sulla base dell’andamento delle curve. I dati vanno letti più in termini di andamento, con una valutazione allargata, che sul dato puntuale del singolo giorno“.

Sarà quindi necessario convivere con le le misure contenitive “per le prossime settimane“, ha aggiunto Brusaferro. Come? “Dovremmo trovare delle modalità di convivenza: proteggendo le figure più fragili che vanno salvaguardate. Siamo il Paese pilota, stiamo mettendo a punto metodologie con evidenze scientifiche che stiamo acquisendo. Dobbiamo prendere atto che le misure adottate da noi sono state seguire anche da altri Paesi“.

Il problema della stima degli asintomatici

Al momento non è possibile dare una stima di quanti siano in Italia le persone asintomatiche, che pur avendo l’infezione da coronavirus non hanno sintomi o ne hanno molto lievi. In futuro si prevede uno studio per identificarli, da condurre in varie aree del Paese” hanno aggiunto Brusaferro e Locatelli.

Test rapidi non affidabili

I test rapidi ad oggi ancora non hanno livelli affidabilità tali per poter essere utilizzati. Non viene raccomandato l’utilizzo. Questo non vuol dire che magari tra una settimana, due o tre, li avremo disponibili. Ma oggi non è così“, ha chiarito Brusaferro.

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