In una notte carica di tensione, il carcere minorile di Palermo è stato teatro di un altro episodio allarmante: un giovane detenuto di origine marocchina ha inghiottito le pile di un telecomando, segnalando un livello di disperazione e di tensione crescente tra le mura dell’istituto. Questo gesto, che si aggiunge a una serie di comportamenti aggressivi e provocatori, solleva serie preoccupazioni sulla situazione interna e sulla sicurezza sia dei detenuti che del personale.
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) ha espresso forte preoccupazione per l’accaduto, sottolineando come questi episodi di autolesionismo rappresentino segnali di una situazione interna sempre più critica. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha dichiarato: “La gravità di questi eventi non può essere sottovalutata. Assistiamo a una tensione crescente e a una serie di comportamenti pericolosi che mettono a rischio la salute e la sicurezza di tutti”.
La notte in questione ha visto solo tre agenti di polizia penitenziaria in servizio rispetto ai ventuno detenuti presenti, con altri agenti impegnati nel presidio dei detenuti ricoverati in ospedale a seguito di episodi simili. Capece ha criticato aspramente la gestione della situazione, affermando che è necessaria una risposta immediata e concreta da parte delle autorità competenti per prevenire ulteriori episodi e garantire la sicurezza all’interno dell’istituto.
La critica si estende alla mancanza di azione da parte dei vertici dell’Amministrazione della Giustizia minorile e delle istituzioni, accusati di non aver colto i segnali di allarme lanciati negli anni dal SAPPE. Capece ha aggiunto: “È indispensabile un intervento deciso e urgente. La situazione non può che peggiorare se non vengono adottati provvedimenti adeguati a tutela sia dei detenuti che del personale”.
La denuncia del SAPPE non risparmia critiche anche al Sottosegretario alla Giustizia, accusato di non assumere le misure necessarie per affrontare la crisi e di ignorare le richieste di riforma avanzate dal sindacato. “Senza un cambiamento radicale, si rischia un’ulteriore degenerazione della situazione, che non sarebbe tollerabile”, conclude Capece, sottolineando la determinazione del sindacato a portare le proprie rivendicazioni direttamente alle istituzioni, se necessario.
Questo episodio è solo l’ultimo di una serie che ha messo in luce le difficoltà e le sfide all’interno del carcere minorile di Palermo, richiamando l’attenzione sulla necessità di una riflessione profonda e di azioni concrete per migliorare le condizioni di vita e di sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie minorili.