Home Economia CRESCE L’EXPORT DI VINO ITALIANO ALL’ESTERO

CRESCE L’EXPORT DI VINO ITALIANO ALL’ESTERO

Foto Tenuta La Pergola 4
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Lo racconta Alessandra Bodda di ‘Tenuta La Pergola’, imprenditrice vitivinicola ed esperta del settore.

Alessandra Bodda, 50 anni, torinese naturalizzata astigiana, è una fra le pochissime imprenditrici in rosa del settore vitivinicolo italiano. E anche tra le più competenti. Titolare di ‘Tenuta La Pergola’ (www.tenutalapergola.it) a Cisterna D’Asti, al confine di un territorio che lambisce equamente Monferrato, Langhe e Roero, è considerata anche un punto di riferimento sicuro e di qualità nell’esame degli scenari del bere in Italia.

Oggi la sua attività, fra le poche aziende ultracentenarie rimaste in Italia, è tra le migliori imprese enoiche nazionali, considerata l’ampia presenza nella Gdo dei suoi prodotti, corredata anche da molteplici premi e riconoscimenti di qualità, tra cui ‘Merum’, ‘Douja d’or’, ‘Vini in Villa’, ‘Vinitaly’ e molti altri.
“Dopo anni di stasi, si registra una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione (Gdo), sia in volume che a valore. Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%”, spiega Alessandra Bodda. Per poi proseguire: “Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila”.

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E sottolinea: “Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore. Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume”.

Buongiorno, Alessandra. Quale il suo pensiero sul mercato italiano del vino?
In evoluzione. Gli stranieri attualmente sono fondamentale nel traino del settore, apprezzano le nostre bottiglie spendendo di più del nostro popolo. La tecnologia, i social network e i new media – internet su tutti – hanno dato un’accelerata al settore, favorendo gli scambi commerciali e contribuendo alla creazione di nuove sinergie produttive.

Quali, al momento, i Paesi ove maggiore è la richiesta di vini italiani?
Bene la Svizzera, ma soprattutto Norvegia, Svezia e Danimarca. L’Europa, invece, fa il verso un po’ all’Italia. Vanno a rilento entrambe.

In quali regioni nostrane, invece, si è più attenti al vino?
Sicuramente nel Nord-Ovest: Piemonte, Liguria, Lombardia e Valle D’Aosta. la gente si porta in vacanza il vino piemontese, gli facciamo compagnia in tavola 365 giorni all’anno. E questa è una grande soddisfazione.

Vino, burocrazia e crisi.
La burocrazia è esagerata. Le ultime normative comunitarie emanate dalla UE, oltre a pretendere l’attuazione delle stesse in breve tempo, a scadenza immediata, sono intricate, complesse e di difficile attuazione. La crisi si sente, certo che sì. Pensi che ogni tanto qualcuno entra in cantina, chiede il prezzo della bottiglia, per poi ribadire che il vino, al supermercato, cosa un euro. Rispondo dicendo che sempre al supermarket il prezzo di una bottiglia di ‘Coca-Cola’ è ben superiore. Le persone faticano a comprendere che il costo della produzione, per noi viticoltori, è elevato, al fine di dare qualità al prodotto. Oggi è fondamentale sensibilizzare su ciò il consumatore.

Dagli esordi a oggi, quale il maggior risultato professionale ottenuto?
La fondazione, per mano di mio nonno Tony, risale al 1903. Siamo un’azienda familiare da sempre, tra le poche. E’ grazie a noi che oggi il ‘Cisterna D’Asti’, da più di un decennio a questa parte, ha ottenuto la denominazione di ‘vino superiore’. E’ stata una battaglia di anni e anni, fortunatamente vinta.

Un vino da proporre?
La ‘Tenuta La Pergola’, che ospita al proprio interno una percorso espositivo in cui sono ben descritte e rappresentate le varie fasi di produzione del vino, è una fra le poche realtà italiane di settore attenta al vaglio e allo studio di nuove tipologie di bottiglie di primo piano, con cui ampliare la già ricca gamma della propria offerta. Nasce così, infatti una nuova tipologia, momentaneamente battezzata con il nome provvisione frutto di ‘Bric du Sivu’: letteralmente ‘Collina del Fischio’, da cui si dipanava l’eco di richiamo ai lavoratori intenti nei vigneti. Esso consiste di n’inedita alchimia di tre differenti uvaggi: barbera, croatina, nebbiolo, in percentuali di egual grado pari a poco più del 30% per tipo.

Quali le bottiglie maggiormente apprezzate?
Oggi, la produzione della ‘Tenuta La Pergola’ è composto da vitigni prevalentemente autoctoni di barbera, nebbiolo, croatina, dolcetto, freisa, grignolino, bonarda, cabernet, brachetto, arneis, cortese, chardonnay. La centralità della posizione della posizione della ‘Tenuta La Pergola’, a ridosso dei versanti collinari al confine con le terre di Roero e Monferrato ne fa in tutto e per tutto un punto strategico nella produzione vitivinicola piemontese.

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