Il “Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia” realizzato da Tecnè Italia e dalla Fondazione Di Vittorio parla innanzitutto di disuguaglianze territoriali nel nostro Paese; l’indice generale scende, in un anno, da 100 a 99 e con un peggioramento in particolare nel nord e nel centro ed il Sud continua ad essere in grave ritardo rispetto al resto del Paese; ma i motivi di interesse per questo documento riguardano anche le disuguaglianze economiche e la concentrazione della ricchezza.
L’indagine condotta da Tecnè-Fdv conferma che la crisi ha generato un ceto medio più fragile, aumentando il numero dei poveri ed i salari da fame, e che il lavoro è percepito dagli italiani più instabile e nel complesso è ritenuto più difficile migliorare le proprie condizioni economiche; dall’analisi emerge quindi il quadro di un Paese che rimane preda di un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro e in una crescente sfiducia economica.
Un apposito sondaggio rivela in particolare che solo il 31% degli italiani pensa che la situazione economica dell’Italia migliori nei prossimi 12 mesi (lo pensava il 44% nel 2015) e con riferimento alla situazione personale appena l’11% si attende un miglioramento (se lo attendeva il 13% nel 2015) e non va meglio sul fronte del lavoro, laddove solo il 24% pensa che l’occupazione crescerà (lo pensava il 31% nel 2015).
Dal Rapporto emerge una dinamica preoccupante che evidenzia, inoltre, un ripiegamento degli italiani nella sfera privata ed un indebolimento della propensione sociale partecipativa. Il Nord, dove è maggiore nel 2016 il calo dell’indice, resta comunque l’area del Paese dove il livello di disuguaglianza economica è inferiore, mentre nel Sud, sia per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che per quanto riguarda la concentrazione della ricchezza, il livello di iniquità sale moltissimo.
I comunisti valutano in tutta la sua drammaticità l’analisi che emerge dal Rapporto, ritenendo urgente attivare concrete azioni politiche, in uno con tutte le altre forze di opposizione sociale e di alternativa al sistema, che diano speranza, voce e forza alle lavoratrici ed ai lavoratori italiani, ai giovani inoccupati, ai disoccupati, al ceto medio sospinto verso l’impoverimento, ai pensionati affamati ogni giorno di più.
Bisogna distogliere l’attenzione – tutta mediatica – sulle diatribe interne ai partiti ed ai movimenti politici in cerca di riposizionamento o di accreditamento in vista delle elezioni politiche e ricondurla verso la vera drammaticità della situazione italiana: il futuro del nostro Paese.