La campagna presidenziale degli Stati Uniti vede Kamala Harris e Donald Trump contrapposti con visioni radicalmente diverse per l’economia. Da un lato, Harris mira alla stabilità fiscale e alla giustizia sociale; dall’altro, Trump punta su una crescita economica veloce tramite tagli fiscali e protezione commerciale. Di seguito, l’analisi di Unimpresa dei punti chiave delle loro proposte.
Interventi fiscali: due approcci opposti
Kamala Harris adotta un approccio di espansione del welfare e di investimenti in infrastrutture sostenibili, specialmente nelle energie rinnovabili. Finanzierebbe queste misure con un aumento delle tasse per i redditi più alti e le grandi aziende, favorendo la classe media e i redditi più bassi attraverso agevolazioni e crediti d’imposta.
Trump propone, invece, tagli fiscali drastici per privati e aziende, ispirati al Tax Cuts and Jobs Act del 2017. La sua visione si basa su un modello di crescita alimentata dal deficit e dalla spesa privata, con l’obiettivo di rilanciare l’economia a breve termine.
Debito e deficit: quali rischi per il futuro?
Il debito pubblico rappresenta una sfida cruciale per entrambi i candidati. Harris prevede di mantenere l’equilibrio tra spesa e introiti, con una proiezione del debito al 133% del PIL entro il 2035. Al contrario, il piano di Trump, più sbilanciato sui tagli fiscali, porterebbe il debito al 142%, puntando su uno stimolo economico di tipo keynesiano.
Federal Reserve e inflazione: due visioni di politica monetaria
Sull’indipendenza della Fed, Harris si schiera per mantenere la banca centrale fuori dalle pressioni politiche, così da evitare una crescita dell’inflazione. Trump, invece, valuta una maggiore interferenza, spingendo per una politica monetaria espansiva, che potrebbe accelerare la crescita ma rischia di compromettere la stabilità dei prezzi.
Politiche commerciali: protezionismo o apertura?
La strategia commerciale di Trump prevede una ripresa della guerra commerciale con tariffe elevate, come il dazio del 60% sulle importazioni cinesi, per proteggere i produttori americani. Harris, invece, mira a preservare tariffe limitate e mantenere aperto il dialogo commerciale, cercando di evitare tensioni sui mercati internazionali.