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Fed: l’attenzione si sta spostando verso i primi tagli dei tassi di riferimento

Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR
Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR
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A cura di Martina Daga, Macro Economist, AcomeA SGR

Durante il meeting di politica monetaria di ieri la Fed ha deciso all’unanimità di mantenere il target range dei Fed funds fermo, pari al 5.25% – 5.50%

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Era nelle attese del mercato che il FOMC decidesse di tenesse fermi i tassi di riferimento, il ciclo dei rialzi iniziato a marzo 2022 e finora pari complessivamente a 525 bp è, infatti, in pausa ormai per il terzo meeting di politica monetaria consecutivo e l’attenzione si sta spostando verso i primi tagli dei tassi di riferimento.

Infatti, il valore dell’inflazione è notevolmente sceso rispetto ai massimi raggiunti a giugno 2022 intorno al 9.1%, a novembre il valore totale dell’inflazione è stato pari a 3.10%, nonostante ancora la componente core rimanga più sostenuta e stenti a scendere dall’intorno del 4%. La Fed riconosce che, nonostante l’inflazione rimanga elevata, durante l’ultimo anno è rallentata e che la crescita economica inizia a mostrare segni di indebolimento rispetto alla sorprendente crescita del terzo trimestre di quest’anno. Tuttavia, il mercato del lavoro rimane forte, con la domanda di lavoratori ancora in eccesso rispetto all’offerta, ma in ribilanciamento anche grazie a un incremento nella partecipazione alla forza lavoro. Le pressioni salariali sono ancora particolarmente evidenti nel valore dell’inflazione supercore, ovvero i servizi core escludendo la componente backward-looking di shelter. Ulteriori rialzi non sono più nello scenario base del FOMC, non si vuole rimuovere completamente la possibilità, ma in questo momento sarebbero necessari solo nel caso in cui le previsioni economiche dovessero mostrarsi erronee.

Dall’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche emerge uno scenario compatibile con un soft landing, in cui l’inflazione scende verso il target, più velocemente di quanto si pensasse a settembre di quest’anno, senza un consistente indebolimento della crescita economica e del mercato del lavoro. Il punto principale di differenza rispetto alle stime di settembre è infatti un valore di inflazione più basso, sia headline che core principalmente per il 2023, ma anche per i prossimi anni.

Di fronte a questo, i dot plot, le proiezioni dei membri del FOMC del Fed Fund rate, oltre ad eliminare il rialzo che era previsto a settembre per l’anno corrente, alla fine del 2024 si aspettano ora che i Fed Funds siano al 4.6% (con 75 bp di tagli durante il 2024), mentre a settembre si aspettavano un altro rialzo quest’anno e solo 50 bp di tagli il prossimo. La crescita del Pil per questo anno è stata rivista leggermente al rialzo, incorporando il dato di crescita del terzo trimestre, che a settembre non era disponibile; mentre le stime di crescita per i prossimi sono rimaste sostanzialmente invariate.

L’economia statunitense si sta mostrando molto resiliente di fronte al ciclo di politica monetaria restrittiva, le stime sulla crescita del Pil mostrano infatti solo per il prossimo anno un valore di crescita solo marginalmente inferiore rispetto al livello di lungo termine. Anche le stime sul tasso di disoccupazione sono rimaste sostanzialmente invariate, con solo il tasso di equilibrio di lungo periodo rivisto marginalmente al rialzo dal 4% al 4.1%, e si stima che dal prossimo anno il tasso di disoccupazione cresca rispetto al livello attuale, ma non ecceda il livello di lungo periodo.

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