In occasione dell’uscita del romanzo “Le stanze dimenticate”, abbiamo avuto il piacere di intervistare la scrittrice Francesca Letizia Piccione.
Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per diventare scrittrice?
La scrittura ha da sempre accompagnato la mia vita, fin da quando ero appena una ragazzina. La mia fonte principale d’ispirazione è “il vero”. Mi piace ascoltare le storie della gente, i loro vissuti. Nei miei libri parto dalla realtà per poi intrecciarla con la fantasia e l’immaginazione.
Il titolo del tuo nuovo romanzo “Le stanze dimenticate” suggerisce un elemento di mistero e di passato nascosto. Puoi condividere con noi come hai sviluppato questo concetto nella trama e cosa simboleggiano queste “stanze dimenticate”?
Ognuno di noi conserva nel suo “io” più profondo delle stanze dimenticate, luoghi segreti dell’anima dove spesso si nascondono ricordi del nostro vissuto, a volte anche dolorosi, che inconsciamente tendiamo a rimuovere e a cancellare. Le stanze dimenticate simboleggiano quindi le stanze dell’animo umano, stanze da aprire ed esplorare per comprendere al meglio “chi” siamo diventati nel nostro presente.
Esploriamo il tuo rapporto con Lia. C’è un aspetto del suo personaggio che trovi particolarmente vicino a te o che ti ha insegnato qualcosa durante il processo di scrittura?
La protagonista Lia vuole rappresentare tutte le donne che non si arrendono mai e che affrontano con coraggio le sfide della propria esistenza. Un aspetto che mi accomuna a Lia è sicuramente la resilienza, la voglia di credere che la vita, domani, possa riservarci sempre qualcosa di bello.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere la storia?
Il lavoro è stato intenso e senza sosta, durato circa sei mesi. Di solito scrivo di getto, su carta per poi tornare a rileggere e all’occorrenza a correggere.
Infine, hai progetti futuri in cantiere? Puoi condividere qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori?
Sto lavorando sul sequel di Le stanze dimenticate per dare un finale a questa avvincente storia