A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR
La prima metà dell’anno è stata generosa con gli investitori, i listini sono stati sostenuti dal presupposto che la Fed sia prossima alla fine del suo ciclo restrittivo e dal settore tecnologico, in modo particolare dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Se l’inflazione proseguirà nel raffreddamento, sarà difficile per la Fed mettere mano a nuovi rialzi ma, parimenti, la tenuta dell’economia potrebbe rallentare quello stesso raffreddamento. C’è chi scommette che questo sia l’ultimo rialzo, come l’ultima sigaretta di Zeno; altri, corroborati dai recenti dati di crescita, escludono con forza l’ipotesi della recessione, altri ancora rispondono che il mercato azionario dovrebbe crollare di oltre il 60% per tornare a condizioni di equilibrio.
La recessione potrebbe non essere inevitabile nel breve termine, e questo è anche il nostro scenario principale, l’inversione della curva dei rendimenti e la relazione tra inflazione e disoccupazione individuata da William Phillips potrebbero meritare studi approfonditi ma, sostanzialmente, non sappiamo cosa ci aspetta dietro la prossima curva.
Christine Lagarde ha ribadito la determinazione a far calare l’inflazione che, nonostante sia scesa di molto dal picco del 10,6%, potrebbe rimanere “troppo alta per troppo tempo”. Come a Washington, anche a Francoforte le prossime decisioni saranno determinate dalla qualità dei dati e, come Powell, anche Lagarde ha sottolineato la forte incertezza dello scenario, lasciando aperta la porta all’ipotesi di una pausa. Rispetto a un mese fa, quando la presidente della BCE parlava di portare i tassi a livelli “sufficientemente restrittivi”, il registro è stato più accomodante e il mercato lo ha positivamente rilevato.
L’altro grande sorvegliato speciale, nella seconda metà dell’anno, sarà l’economia cinese i cui numeri determinano i numeri dell’economia globale. La fine della politica dello zero-Covid avrebbe dovuto restituire palco e riflettori alla seconda economia del mondo, con le prevedibili ricadute su catene di approvvigionamento e consumi globali. Non è andata così, il rischio geo-politico è tornato anche nella regione indo-asiatica, l’economia cinese è andata peggio del previsto, consumi, investimenti ed esportazioni sono stati al di sotto delle aspettative. Il calo degli investimenti fissi, l’alta disoccupazione giovanile, otto mesi consecutivi di crescita negativa dei prezzi alla produzione e la staticità dei prezzi al consumo sembrano portare l’economia cinese al freddo della deflazione, qualcuno evoca i decenni perduti del Giappone.
Nonostante le sue difficoltà, non si può non tenere conto della Cina. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che le economie della regione del Pacifico dovrebbero contribuire alla crescita globale di quest’anno per circa il 70%. La Cina, che contribuisce per circa un terzo, rimane un motore fondamentale per la crescita globale e i temi strutturali ai quali guardare non mancano: i servizi favoriti dalla riapertura, gli investimenti nella transizione energetica, la tecnologia digitale, anche in Cina la ricerca nell’Intelligenza Artificiale è un driver strutturale.
I tre temi che domineranno la seconda parte dell’anno saranno dunque la qualità della crescita (con particolare attenzione al settore della tecnologia), le azioni delle banche centrali, le azioni del governo cinese per riconquistare la fiducia degli investitori.