di Wolfgang Fickus, Product specialist di Comgest
La Legge di Lindy (è un ipotetico fenomeno secondo cui se qualcosa di inorganico come una certa tecnologia è sopravvissuta per molto tempo, allora ha una maggiore aspettativa di vita rispetto ad una tecnologia più recente) potrebbe insegnarci qualcosa sul growth investing. Le aziende, ad esempio, sono inorganiche. Sono fondate e gestite dagli esseri umani, ma possono durare ben oltre una vita umana. In realtà, sono molte le aziende che nascono e muoiono ogni anno. Si tratta di un processo darwiniano, ma più a lungo un’azienda sopravvive e più è destinata a durare.
Se la Legge di Lindy venisse applicata alle aziende, potrebbe aiutarci a valutare la loro longevità o la durata della loro crescita. La Legge ci insegna che le aziende potrebbero avere un futuro lungo proprio perché hanno avuto una lunga storia.
Basti pensare a brand come L’Oréal che sono rimasti popolari per più di 100 anni oppure al successo di Microsoft nel settore IT per quasi 50 anni. Entrambe le aziende sembrano essere invecchiate al contrario. Più durano, più diventano forti. Possiamo sostenere che queste società sfidano la gravità; le definiamo «maratonete» perché crescono costantemente per lunghissimi periodi di tempo.
Il settore degli investimenti, invece, tende ad essere affascinato dalle giovani aziende e dalle tecnologie dirompenti. Il fondo ARK Innovation è un esempio di questo tipo. Questo ETF attivo è salito alla ribalta nel 2020 con lo scoppio della crisi del Covid. Il suo valore patrimoniale netto è più che quadruplicato tra marzo 2020 e febbraio 2021, investendo in tecnologie quali sequenziamento del genoma, robotica evolutiva, stoccaggio di energia, IA e blockchain. Successivamente, l’ETF ha perso tutti i guadagni in un anno.
La Legge di Lindy suggerisce dunque che investire esclusivamente in società giovani può essere molto doloroso. Molte di queste società potrebbero non avere un lungo futuro proprio perché non hanno avuto una lunga storia.
Può accadere che le tecnologie dirompenti falliscano o che un player già affermato colga la nuova opportunità di mercato ad esse collegata. Si pensi al successo di Microsoft nei mercati SaaS e cloud, ad esempio. È il risultato della regola “chi vince prende tutto”, che descrive un circolo virtuoso di aziende di successo e già grandi che diventano ancora più grandi e forti. È questa la caratteristica essenziale della Legge di Lindy.
La Legge di Lindy sembra però in contrasto con la teoria finanziaria. La teoria finanziaria ci insegna che il periodo di vantaggio competitivo (CAP) è limitato. Gli investitori credono nel ritorno alla media nella vita di un’azione, che è fondamentale per il settore degli investimenti. Gli investitori la chiamano “orologio dell’investitore”. L’orologio dell’investitore guida gli instancabili sforzi di molti partecipanti al mercato per cercare investimenti promettenti e trarre profitto da azioni detenute di solito per un periodo di tempo piuttosto breve prima che i profitti e il prezzo delle azioni scendano di nuovo.
Tuttavia, il ritorno alla media, la teoria del CAP o l’orologio dell’investitore a volte falliscono clamorosamente nel prevedere il futuro di una società. Negli ultimi 40 anni, L’Oréal ha registrato una crescita degli utili per azione dell’11% annuo e dei dividendi del 14%. Oggi l’azienda è per molti aspetti più forte di 30 o 40 anni fa. Ha costruito attività di grande successo negli Stati Uniti e in Cina e cresce fortemente online (l’ultimo pilastro della sua strategia di crescita). Rispetto alla sua fondazione nel 1909, quando si trattava di un’azienda francese di un solo prodotto per la colorazione dei capelli fondata da un giovane chimico, Eugène Schüller, che produceva e vendeva le sue innovative tinture per capelli ai parrucchieri parigini, L’Oréal è diventata un marchio globale del settore beauty.
Non vogliamo sostenere che ogni azienda longeva avrà successo in futuro grazie al suo passato di successo o che ogni giovane azienda fallirà perché non ha avuto il tempo di costruire un solido track record. Questa sarebbe un’interpretazione semplicistica, riduttiva e statica della Legge di Lindy.
Si pensi, per esempio, a Microsoft quando era ancora una giovane azienda. Si ricordi cosa è accaduto a Microsoft e IBM negli anni ’90. L’ascesa di una giovane azienda come Microsoft, fondata nel 1974, è la storia del declino di IBM, fondata nel 1911. Alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90, IBM ha iniziato a fare i conti con l’incapacità di innovare e di adeguarsi alla rivoluzione dei personal computer, alimentata dal sistema operativo Windows e dalle applicazioni per ufficio di Microsoft.
Ciò che sosteniamo è che la legge di Lindy è davvero valida per gli investitori growth. Stabilisce un legame tra la durata del track record di una società, che rivela le qualità uniche del suo business, e la durata della crescita futura. La legge convalida l’enorme valore dei track record di crescita lunghi e costanti dei “maratoneti” per gli investitori growth, spesso sottovalutati dagli operatori dei mercati azionari con una visione a breve termine.
Le aziende perpetuano la crescita nella vita reale semplicemente guadagnando quote di mercato nei mercati esistenti o investendo in nuove aree geografiche, in innovazione, nuovi prodotti o nuovi canali di distribuzione (online et cetera) oppure ancora espandendosi in mercati contigui. Quando gli investimenti di questo tipo hanno successo, siano essi organici o tramite acquisizione, potenziano la forza di tali aziende, ne prolungano la durata e ne sostengono la crescita. È così che nella vita reale le aziende corrono la maratona.