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L’impatto della pandemia da Covid sul mondo digital

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Gli effetti della pandemia da Covid-19 sulla quotidianità sono stati molteplici e hanno agito su più livelli: da quello fisico, a quello psichico, da quello sociale a quello individuale, da quello reale a quello virtuale.

Stiamo parlando di una serie di cambiamenti, piccoli e grandi, che si sono introdotti nella vita delle persone e probabilmente lasceranno un segno indelebile nella società.

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Le uniche finestre sul mondo che i singoli hanno avuto, per lo meno nei periodi più rigidi in termine di norme, sono stati i dispositivi elettronici e, di conseguenza, la comunicazione digitale è diventata l’unico strumento per socializzare.

Va da sè che il tempo trascorso dagli utenti online è aumentato in modo esponenziale, con una crescita sensibile dell’uso dei social networks, in particolare delle videochiamate.

Secondo gli ultimi dati post pandemia, in Italia, è aumentato del mille per cento l’uso di Messenger per videochiamate multiple, ed è cresciuto vertiginosamente anche l’utilizzo di Facebook, con un più 70%.

Anche la comunicazione aziendale ha subito profondi cambiamenti. Se da un lato i social hanno supplito ad esigenze vitali, come mantenere attive le relazioni umane e affettive, le aziende hanno dovuto fare un lavoro più profondo e introspettivo di rivalutazione del loro ruolo sul mercato.

L’obiettivo non poteva più essere quello di promuovere la propria attività, ma di offrire leadership e supporto, viste come un’opportunità per creare connessioni significative.

La situazione di emergenza ha creato un reale bisogno di autenticità e di sicurezza dell’informazione, per difendersi da un nemico comune che non era più solo il coronavirus, ma il virus più subdolo dell’incertezza.

E se nella vita reale abbiamo potuto applicare misure come mantenere le distanze, indossare la mascherina, igienizzare le nostre mani, anche nel mondo virtuale è possibile assumere comportamenti responsabili, che fungono da garanzia e che rispettano noi stessi come utenti. Ci stiamo riferendo nello specifico alla volontà di proteggersi dal virus del web, ovvero il fenomeno dell’hackeraggio.

Un mezzo per difendersi è il VPN, utilizzato dagli utenti per mantenere privata la loro attività online, proteggendo il proprio traffico internet e garantendosi l’accesso a siti o servizi che altrimenti rimarrebbero bloccati.

L’atteggiamento del “non lasciare impronte” per non contagiare gli altri trova così il suo corrispettivo nel mondo del digitale, attraverso comportamenti responsabili non solo verso gli altri, ma in questo caso verso se stessi.

Non si tratta quindi solo di proteggere la propria privacy, ma di interiorizzare un nuovo modo di vivere l’internet, e di inserirsi in rete con lo stesso spirito che avremmo in una qualsiasi piazza della nostra città.

Come accennato in precedenza, un’altra attitudine digitale che gli utenti hanno sviluppato durante la pandemia è la ricerca di contenuti validi. In questo periodo sono state molte le realtà che hanno offerto competenze specifiche, poiché avevano dall’altro lato dello schermo una popolazione più attenta e predisposta all’ascolto. Ma soprattutto più acuta e in grado di affinare il proprio spirito critico di fronte alla qualità del contenuto, come ad esempio le fake news.

Tutto questo fa riflettere sul senso di consapevolezza e responsabilità che si è trasferito dalla vita reale a quella digitale.

L’aver vissuto un periodo di forte instabilità, in cui niente era prevedibile e calcolabile, ha creato un profondo bisogno di lavorare sulle proprie certezze, per consolidarle o costruirne di nuove. Il principio è noto: cambiare ciò che si può e lasciare andare ciò che non si può cambiare.

Ora il periodo di emergenza sta lentamente passando e ci stiamo avviando verso la normalità che tanto ci è mancata. Ma dobbiamo essere consapevoli che si tratterà di una normalità nuova a cui dobbiamo essere pronti. Una normalità più matura e più completa, che ci accoglie più pronti e con i mezzi necessari per riprendere in mano le nostre vite migliorandole.

Sta a noi saper riconoscere questi strumenti, farli propri e introdurli nella nostra quotidianità con spirito lo produttivo che abbiamo necessariamente sviluppato in questi ultimi mesi.

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