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L’inflazione negli Stati Uniti continua a rallentare, ma i tassi sono destinati a rimanere “higher for longer”

Richard Flax, Chief Investment Officer Moneyfarm
Richard Flax, Chief Investment Officer Moneyfarm
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A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm*

Milano, 12 dicembre 2023 – L’inflazione complessiva negli Stati Uniti è passata dal 3,2% su base annua di ottobre al 3,1% di novembre, mentre l’inflazione core è rimasta stabile al 4%: entrambi i dati pubblicati oggi si sono rivelati in linea con le attese del mercato. Il leggero calo dell’inflazione è da ricondurre soprattutto all’allentamento delle pressioni sui prezzi dell’energia, scesi del 5,4% su base annua. Le rilevazioni di oggi non dovrebbero influenzare sensibilmente la percezione dei mercati sulle prossime mosse di politica monetaria della Fed, che si prevede manterrà ancora invariati i tassi d’interesse nel corso della riunione di domani. In particolare, con l’inflazione core al 4%, ad oggi non sussistono i presupposti per un taglio anticipato dei tassi da parte della banca centrale statunitense.

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Gli Stati Uniti, inizialmente in notevole vantaggio nella lotta all’inflazione, si trovano ora in seconda posizione rispetto all’Europa che, con un’inflazione al 2,4%, è la più vicina al target del 2% stabilito dalle banche centrali. A chiudere la classifica resta il Regno Unito, con il livello dei prezzi al 4,6% in ottobre. I prossimi dieci giorni saranno densi di appuntamenti macro, con le riunioni di politica monetaria di Fed, BoE e BCE, seguite dalle letture sull’inflazione di Eurozona e Regno Unito la prossima settimana.

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