Siracusa, 8 settembre 2014 – Si è concluso, ieri sera, l’High Level Meeting of Experts organizzato dall’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali (Isisc), una serie di incontri e dibattiti che hanno fatto di Siracusa la capitale mondiale dei diritti umani e della giustizia penale internazionale durante gli ultimi 4 giorni. Tra gli oltre 90 esperti che hanno preso parte al meeting sono intervenute le maggiori personalità esperte del settore, come Danilo Türk, ex Presidente della Repubblica di Slovenia, il Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Adama Dieng, il Principe Hassan Bin Talal della Giordania, il Vice Segretario Generale della Farnesina Antonio Bernardini, il Procuratore Generale del Qatar Ali Bin Fetais al-Marri, l’Ambasciatore presso l’Ufficio per la Giustizia Penale Globale del Dipartimento di Stato USA Stephen J. Rapp, l’Alto Rappresentante per l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite Ambasciatore Nassir Abdulaziz al-Nasser e il Ministro della Giustizia del Bahrain Khaled Bin Ali Al Khalifa.
Il tema delle discussioni è stato “L’impatto della globalizzazione sul futuro dei diritti umani e della giustizia penale internazionale”, il fine quello tracciare delle linee guida per una concreta azione finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale per la tutela e il rispetto dei diritti umani e della giustizia penale internazionale, alla luce delle drammatiche vicende che stanno interessando molte zone del pianeta.
Gli strumenti di tutela dei diritti umani, complici la globalizzazione e il difficile momento storico attraversato dal pianeta flagellato da guerre e contrasti, negli ultimi anni hanno assistito a un vero e proprio stravolgimento. “La globalizzazione, nelle sue varie forme, sta trasformando repentinamente valori e priorità dell’intera comunità internazionale. Quelli che erano ormai considerati come diritti umani acquisiti, sono ora messi in discussione da esigenze economiche e politiche che evidenziano sempre di più l’”eccezionalità” rappresentata da quei Paesi più potenti nei confronti di quelli più deboli, ciò mentre le grandi multinazionali sono oramai al di sopra di un controllo efficace sia da parte del diritto internazionale che del diritto nazionale – spiega il Professor M. Cherif Bassiouni, Presidente dell’ISISC, lanciando anche un appello – È necessario, pertanto, l’acquisizione di una migliore consapevolezza del fatto che l’aumento della popolazione mondiale e le conseguenze delle crescenti crisi ambientali avranno un impatto significativo nei vent’anni a venire sulle popolazioni più vulnerabili del mondo, poiché il rischio è che quelli che consideravamo valori e diritti umani acquisiti fino a pochi decenni fa, diventino sempre meno prioritari nei confronti delle gravi crisi cui l’umanità dovrà far fronte”.
Una situazione, quella attuale, molto grave, sottolineata anche dalle dichiarazioni riguardo alle crisi in atto, ai cronisti intervenuti, del Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Adama Dieng: “A circa tre anni e mezzo dall’inizio delle dimostrazioni contro il regime di Assad, in Siria si contano oltre 200.000 morti, abbiamo visto oltre 6,5 milioni di sfollati interni, e quasi 3 milioni di rifugiati” . Dieng ha anche affermato che “è responsabilità della comunità internazionale, e di ogni leader politico proteggere le minoranze nel mirino dello Stato Islamico in Iraq. La comunità internazionale, tutti gli Stati del mondo, devono agire come un unico Paese, un’unica voce, per combattere i barbari che fanno parte dell’Is e proteggere la popolazione irachena che sta affrontando il rischio di genocidio, e subisce crimini contro l’umanità”. Infine sulla crisi ucraina “La situazione sta diventando molto difficile ma confidiamo ancora nella speranza che i presidenti di Ucraina e Russia capiscano che alla fine non vi e’ altra soluzione che non sia quella della pace”.
Sull’Is, d’accordo anche l’ex presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il qatariota Nassir Abdulaziz al-Nasser che, commentando la decisione maturata durante l’ultimo vertice Nato in Galles di creare una coalizione anti-Is, ha dichiarato: ”La comunità internazionale deve focalizzarsi su come risolvere il problema dell’estremismo e provare a mettere in salvo la gente innocente dai gruppi terroristici. Per salvare vite innocenti, per mettere in sicurezza i paesi, c’è bisogno di una reazione veloce attraverso il consiglio di Sicurezza dell’Onu. In questo modo – conclude – avremo un mondo migliore, ma se si tergiversa poi sarà troppo tardi per risolvere il problema”.
In merito anche il presidente dell’Isisc, Mahmoud Cherif Bassiouni ha spiegato: “Stiamo parlando di almeno 20 o 30mila uomini, capaci di utilizzare gli armamenti più moderni e sofisticati, quali carri armati e artiglieria. Questo genere di persone non verrà annientata solo con strumenti a distanza quali i droni o l’aviazione, ma sarà necessaria anche un ‘azione di terra – specificando però che – tale intervento non sarà, ad ogni modo, paragonabile alla coalizione promossa dal Presidente degli Stati Uniti George Bush all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001, per un motivo semplice: nella situazione in Iraq di allora, c’erano una varietà di interessi politici ed economici che non ci sono in questa circostanza. Qui l’obiettivo e’ puramente difensivo, contro il rischio del dilagare di questa organizzazione nel resto dell’area, oltre che in Iraq e in Siria. Mentre l’interesse di certi Paesi a partecipare nel 2003 poteva essere anche legato a interessi di contratti petroliferi”.
Quindi, una maggiore consapevolezza della grave situazione che stiamo vivendo e delle sfide che il futuro ci riserva sono il punto di partenza per ridefinire le linee guida per ridare ai Diritti Umani la giusta priorità. Sempre meno acquisiti e sempre più da riconquistare, solo con uno sforzo collettivo e unitario potranno resistere al vortice di interessi contrastanti dettati dall’economia e dalla politica. Sono queste in sintesi le principali conclusioni a cui è giunto l’High Level Meeting of Experts, organizzato dall’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali. Un punto fermo e di “ripartenza” per le istituzioni e protagonisti internazionali che, come l’Isisc, sono impegnati nella ricerca e nello studio in materia di giustizia internazionale al fine della maggiore tutela dei diritti di ogni singolo individuo in ambito internazionale.
L’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali (ISISC) è una fondazione italiana non a scopo di lucro (ONLUS) che si occupa dello studio, della ricerca e della formazione nel campo della giustizia penale internazionale e comparata e dei diritti umani. Fondato a Siracusa nel 1972, l’Istituto gode dello status di organismo consultivo presso le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa e costituisce uno dei diciotto centri di ricerca e studio del Programma per la Prevenzione del Crimine e la Giustizia Penale delle Nazioni Unite, istituito al fine di assistere gli Stati membri dell’ONU nell’opera di rafforzamento della cooperazione internazionale in materia penale.