Dal 11 al 13 settembre, a Roma, presso la Fondazione Policlinico Tor Vergata, si svolge il 1° Meeting Internazionale dell’ITRUST “New Horizons in the medical and surgical treatment of BPH and prostate cancer”. Il congresso è organizzato, gestito e diretto dai giovani urologi delle Università pubbliche di Roma, l’Università degli Studi di Tor Vergata e l’Università La Sapienza.
Durante il congresso verranno eseguiti, per la prima volta in Italia, due trattamenti focali per il tumore della prostata localizzato, attraverso l’applicazione della crioterapia e degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU).
Queste metodiche, applicate in paziente altamente selezionati, sono in grado di distruggere le cellule tumorali, evitando le complicanze di impotenza e incontinenza urinaria, spesso secondarie ai trattamenti chirurgici o di radioterapia
TERAPIE FOCALI PER IL TUMORE DELLA PROSTATA.
A Roma non si parla solo di nuove terapie per l’ipertrofia prostatica ma anche di novità nel trattamento del tumore della prostata.
“Il tumore della prostata, afferma Giuseppe Vespasiani, direttore della UOC di Urologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, è la patologia tumorale con maggiore incidenza nel mondo e colpisce gli uomini con età compresa tra i 45-75 anni. Il sempre più diffuso utilizzo del test sul sangue del PSA ha inevitabilmente portato a una diagnosi sempre più precoce con una significativa diminuzione dell’età alla diagnosi. Ma allo stesso tempo questo tumore ha caratteristiche biologiche molto particolari con una lenta crescita che spesso non causa la morte del paziente: quindi il tumore potrebbe esserci, ma essere insignificante dal punto di vista clinico”.
Ancora oggi, il trattamento radicale chirurgico o con radioterapia rappresenta la terapia più diffusa per il tumore della prostata “localizzato” con conseguenze spesso molto invalidanti per il paziente in termini di complicanze sessuali (impotenza 40-80%) e funzionali (incontinenza urinaria 2-15%). Accanto a queste terapia, e proprio per i motivi detti sopra, sempre più spazio trova la sorveglianza attiva, terapia che consente in casi selezionati di non trattare la malattia ma “sorvegliarla” nel tempo con PSA, risonanza magnetica e biopsia prostatica. Questa terapia genera però un rilevante stress per il paziente che spesso l’abbandona dopo qualche anno.
E’ proprio come alternativa alla sorveglianza attiva che inizialmente hanno preso spazio le cosiddette “terapie focali”, terapie ablative che consentono di trattare la patologia tumorale clinicamente significativa con preservazione dell’organo e quindi con minime complicanze. Tutte le terapie focali si basano sul concetto di “terapia mirata” che governa da tempo il trattamento del cancro alla mammella (quadrantectomia) e solo da poco applicate anche alla prostata.
“Si tratta ancora di terapie in corso di studio”, afferma il Dott Roberto Miano, Ricercatore presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e presidente del congresso, “con risultati iniziali oncologici molto incoraggianti, applicabili a pazienti altamente selezionati. I vantaggi connessi sono numerosi: distruggono solo le zone specifiche interessate dal tumore, preservando il tessuto sano e la funzione specifica della ghiandola. Gli effetti collaterali indesiderati sono minimi e significativamente inferiori a quelli conseguenti alla chirurgia tradizionale o alla radioterapia. Inoltre non pregiudicano un eventuale trattamento focale o radicale successivo. Altro vantaggio, la terapia focale può essere eseguita con regime di ricovero ridotto, spesso con una sola notte di degenza in ospedale. La scelta della tecnica focale più indicata dipende dalle dimensioni della prostata e dalla localizzazione del tumore. E’ proprio questo il punto fondamentale della terapia focale: l’esatta identificazione e localizzazione spaziale della neoplasia. L’avvento di tecniche di diagnostica per immagini sempre più raffinate e basate sull’utilizzo della risonanza magnetica ci consente oggi di capire meglio la localizzazione e l’aggressività del tumore con possibilità di eseguire biopsie e trattamenti “target”, guidati dalle immagini; comunque un’attenta comunicazione con il paziente che deve essere informato degli attuali vantaggi e svantaggi di tali metodiche, rimane un elemento importante per tali trattamenti”.
Le principali metodiche focali sono la Crioablazione e l’HIFU (Ultrasuoni focalizzati ad alta intensità); Altre tecniche, come l’Elettrovaporizzazione irreversibile (IRE) e la Terapia fotodinamica mirata (PDT), sono ancora in fase di studio e verranno discusse durante il congresso dai maggiori esperti internazionali.
In particolare “la crioablazione”, afferma il Dott. Pierluigi Bove, Ricercatore presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e relatore al congresso, “è una tecnica che già applichiamo per il tumore della prostata per trattamenti di tipo radicale, sull’intera ghiandola. Si basa sul congelamento dell’area tumorale che determina un vero e proprio shock cellulare con conseguente distruzione delle cellule tumorali. L’intervento viene eseguito in anestesia generale o periferica attraverso l’applicazione di alcuni aghi per via transperineale all’interno della prostata su guida ecografica. Dura circa 1 ora con dimissione del paziente dopo 24 ore”
L’intervento di crioablazione focale previsto durante il congresso verrà eseguito dal Professor Fernando Kim dell’Università di Denver, che è uno dei principali esperti della metodica con una delle casistiche maggiori al mondo di crioterapia prostatica radicale e focale.