Il Presidente SIN Mosca: nonostante le difficoltà connesse alla pandemia, forte il contributo al miglioramento delle conoscenze scientifiche in neonatologia
Con 468 articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche internazionali, in netto aumento rispetto alle precedenti edizioni (330 nel 2019, 326 nel 2018), i neonatologi italiani confermano il loro impegno e contributo nella ricerca scientifica. Un patrimonio enorme di conoscenza che la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha raccolto nella III edizione del “Libro bianco della ricerca neonatologica italiana”, realizzato con la collaborazione della Società Italiana di Ricerca Pediatrica (Sirp-Onlus) e l’Osservatorio della Ricerca Pediatrica Italiana (ORPI). Il libro ha l’obiettivo di analizzare la produzione scientifica neonatologica italiana del 2020, sempre esaminata dal punto di vista qualitativo e quantitativo, mettendo in luce le novità attraverso il confronto con gli anni precedenti.
L’analisi degli Hot Topics, tra le principali aree di Ricerca, ha mostrato come nel 2020 l’ambito scientifico più rappresentato sia stato, come atteso, l’infettivologia neonatale, con quasi un quarto degli articoli dedicati (23,1%).
Il motivo è che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è purtroppo stato il protagonista indiscusso dell’anno 2020. Il rapido diffondersi del virus ha fatto convergere gli sforzi di tutto il mondo scientifico nel cercare sia di aumentare la nostra conoscenza della malattia, sia di condividere rapidamente quanto scoperto, portando quindi ad un incremento significativo delle pubblicazioni scientifiche in tale ambito.
L’“effetto SARS-CoV-2” si è reso molto evidente anche all’interno della produzione scientifica neonatologica italiana. Gli articoli riguardanti SARS-CoV-2 sono stati 75 con un Impact Factor totale di 241,7, rappresentando il 70% della produzione infettivologica neonatale e, da soli, il 16% di tutti gli articoli pubblicati nel 2020 da neonatologi italiani.
Accanto al considerevole aumento nella produzione infettivologica, si conferma un costante impegno scientifico anche per le altre aree sub-specialistiche, quali nutrizione/gastroenterologia (17,1%), neurologia e Follow-up (16,5%) e pneumologia (12%).
Anche in questa terza edizione del Libro bianco della Ricerca, i neonatologi italiani confermano la quantità, ma soprattutto la qualità, della produzione scientifica, con un grande contributo dei giovani under 35. Con una metodologia molto simile a quella già utilizzata in passato, sono stati valutati Impact Factor, quartile di appartenenza, tipologia di documento e tipo di studio, provenienza dei dati e area di ricerca.
Il 74,4% delle pubblicazioni appartiene al 1° e 2° quartile, dato sovrapponibile ai due anni precedenti (79,2% nel 2018, 72,5% nel 2019). Sono state inoltre analizzate le affiliazioni degli autori; le strutture accademiche e IRCCS, che hanno confermato il loro contributo determinante con l’87,6% dei lavori pubblicati (410), affiancate dalla produzione costante e preziosa degli ospedali, autori del 23,9% degli articoli (112); l’area geografica di appartenenza degli autori, il ruolo dell’autore neonatologo italiano come leader o collaboratore, la presenza di autori stranieri, infermieri e giovani.
Per quanto la produzione sia risultata quantitativamente maggiore, è apparso complessivamente invariato il contributo relativo delle tre aree geografiche, 58,3% per il Nord (60,9% nel 2019), 29,9% per il Centro (29,7% nel 2019) e 24,1% per il Sud (24,8% nel 2019).
“L’elevata produzione scientifica della neonatologia, che abbiamo raccolto nel Libro bianco della ricerca, è una chiara attestazione della qualità della nostra rete di punti nascita e del lavoro continuo di miglioramento in cui la SIN ha un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo rappresenta un supporto strategico al lavoro di tutti gli operatori con l’obiettivo di un miglioramento costante nelle cure e nella sicurezza del percorso nascita per la diade madre/bambino. Lo stretto rapporto tra clinica, studio e ricerca ci ha fornito gli strumenti per affrontare al meglio la pandemia, assumendo posizioni scientifiche e decisioni assistenziali prima di altri Paesi”, conclude il Prof Fabio Mosca, Presidente SIN.