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Sanità, Boccalon (IPSE): a scuola poca esperienza espressiva

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Roma, 4 giugno – “La scuola non contiene al suo interno sufficiente esperienza di tipo motorio e grafico-pittorica, necessaria per contenere nella fase della metamorfosi adolescenziale quei giovani che spesso non riescono ad esprimersi nei codici della logica razionale e del linguaggio”. Da questo gap è partito il progetto ‘Prove d’autore’, ideato e attuato da Roberto Boccalon, direttore dell’Istituto di psicoterapia espressiva di Bologna (Ipse), in una classe del Liceo di scienze umane di Ferrara dal 1992 al 1997. Un esperimento finalizzato a seguire il processo di sviluppo cognitivo e psicoaffettivo di una classe scolastica, composta da circa venti ragazzi e ragazze, nell’arco di cinque anni anche attraverso laboratori esperienziali di danza, arte e osservazione. “Non si è trattato di attività integrative, ma di corsi espressivi inseriti all’interno della proposta curriculare e rivolti anche ai docenti (in momenti distinti dagli studenti), per aiutarli a studiare il loro bambino interno e a conoscere megli
o i ragazzi che avevano di fronte”.
Il progetto sarà raccontato e discusso nel corso del ‘Venerdì culturale’ dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) il 6 giugno nella Capitale, in Via Alessandria 128/b alle ore 21.

LA NUOVA MISSION DELLA SCUOLA – La Scuola costituisce “necessariamente uno spazio significativo per allievi e insegnanti. Essa è la sede possibile non solo dell’iter d’apprendimento intellettivo- dice Boccalon- ma anche del naturale dispiegarsi di bisogni ed esperienze, individuali e collettive, che danno corpo al processo di crescita. Esperienze di didattica attiva e innovativa, di sostegno e integrazione delle diversità e delle difficoltà bio-psico-sociali sono un patrimonio sufficientemente consolidato della realtà scolastica italiana”. Si propone quindi una rilettura della funzione-scuola come “contenitore e catalizzatore coerente della crescita intellettuale e umana, che comporta però un’attenzione maggiore ai climi, alle dinamiche intra e interpersonali, di insegnanti e allievi. Solo offrendo risposte adeguate ai bisogni degli uni e degli altri si può, infatti, avviare un processo di autentica co-evoluzione. Per meglio aderire a tale ‘mission’ la scuola potrebbe essere ri-immaginata e ri-disegnata come
una grande ‘tela’ su cui allievi e docenti possano esercitarsi a rappresentare i profili razionali ed emozionali della loro esperienza per promuoverne una conoscenza riflessiva”.

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‘PROGETTO D’AUTORE’ TRA STUDENTI E DOCENTI– “L’adolescenza è un punto di snodo importante per lo sviluppo psichico. Una specie di prova d’appello di quelle che sono state le iniziali esperienze della prima infanzia- spiega Boccalon- a volte la densità dei vissuti è tale che la parola non è sempre in grado di veicolarli in maniera adeguata”. Sono partiti così, dapprincipio, i primi corsi di formazione per gli insegnanti, per aiutarli “ad affrontare un problema che la psicologia moderna evidenzia- precisa lo psichiatra- ovvero che non si può parlare di un unico livello intellettivo, ma di intelligenze multiple da attivare con codici diversi (verbale, musicale, linguistico e pittorico)”.

COME SI È STRUTTURATO IL PROGETTO – Il percorso di sviluppo dei potenziali espressivi degli adolescenti e adulti a scuola si è sviluppato nei cinque anni con un’organizzazione precisa: “Nei primi due anni sono stati svolti laboratori d’arte e danza una volta ogni due settimane per un minimo di 3 ore. All’interno di queste lezioni esperienziali veniva richiesto a ogni partecipante di raccontare la propria produzione estetica in termini verbali, spiegando cosa avevano provato nel farlo. “Un racconto del prodotto e del processo non diverso dal lavoro psicoterapico classico- afferma Boccalon- in cui si rivela il sogno e poi lo si analizza”. L’obiettivo dei laboratori sviluppati nel primo biennio è stato quindi quello di “aiutare adulti e adolescenti a prendere maggiore confidenza con il linguaggio del corpo, a sviluppare la consapevolezza che il movimento esterno ci può offrire una possibilità per comprendere meglio la nostra coreografia interna”.
Al terzo anno, all’interno dell’insegnamento di psicoterapia dell’età evolutiva, gli studenti hanno seguito un laboratorio esperienziale di osservazione nei nidi e nelle scuole materne comunali per 10 giorni. Il lavoro consisteva nell’osservare i bambini non come oggetti esterni, ma trarre da loro un rinforzo per comprendere meglio il proprio bambino interno. In questo percorso gli studenti sono stati supervisionati da psicologi esperti e da questa esperienza è sortito un libretto: ‘Baby observation… guardare loro per capire noi’, che gli allievi hanno scritto di getto riunendo tutti i loro protocolli di osservazione.
Nel corso del quarto anno, l’attività di ‘osservazione’ è stata poi estesa a tutta la rete dei servizi della città per esplorare le dinamiche sociali e le relazioni di aiuto all’interno dei servizi scolastici e sociosanitari in un’ottica psico-socio-analitica. Inoltre sette studenti hanno partecipato, come una delegazione di inviati speciali, a un’esperienza di mondializzazione dal titolo ‘Quartieri’, che riuniva per 10 giorni a Tor Bella Monaca (Roma) i ragazzi delle periferie del mondo. “Ognuno di loro- fa sapere lo psicoterapeuta- ha trovato il proprio codice e ha ballato e dipinto con gli altri adolescenti di differenti nazionalità”. Il progetto si è concluso in una villa dell’Appennino, nell’ambito di un seminario residenziale all’interno del quale la classe si è impegnata a realizzare una sintesi dell’esperienza d’arte-terapia: un cartellone che ha racchiuso tutta la loro storia, un totem lungo 10 metri e poi affisso a scuola.

OBIETTIVI – Con i laboratori si è puntato a sviluppare, attraverso l’empatia, il processo di conoscenza. Un lavoro pianificato per tenere insieme “le intelligenze multiple e le esperienze multiple- prosegue il medico- arrivando così a una sintesi ‘magica’ attraverso la creatività, che ha permesso nei partecipanti un avanzamento del livello di coscienza di sé”. L’obiettivo di Boccalon è ripetere ‘Prove d’autore’ su una scala di soggetti più vasta. A tal fine il docente ha creato un vero e proprio kit per le scuole, messo a disposizione di tutti i presidi interessati, così da poter procedere “a misurazioni di tipo quantitativo documentando l’esperimento secondo i diversi crismi scientifici”.

RISULTATI – I laboratori sono diventati una sorta di lente di ingrandimento per cogliere i bisogni e le difficoltà dei partecipanti. “Tutte le derive psicologiche sono state stoppate sul nascere, attivando percorsi di supporto psicologico laddove sono emerse criticità personali. Questo ha permesso a tutti gli adolescenti di avanzare nel loro percorso di crescita. Anche gli insegnanti hanno giovato dell’esperienza, trovandola utile a contenere lo stress da lavoro-correlato- conclude il direttore dell’Ipse- perché capace di offrire uno spazio di elaborazione a vissuti problematici riducendo il rischio di Burn out”.

Istituto di Ortofonologia

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