Home Economia Agroalimentare Vin santo: le bollicine dolci e ambrate della tradizione italiana

Vin santo: le bollicine dolci e ambrate della tradizione italiana

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Un vino della tradizione che affonda le radici nella notte dei tempi, particolare e legato alle festività. Non bollicine come le altre, ma perfette da essere degustate a fine pasto. Parliamo del vin santo, un passito ottenuto dalla vinificazione lenta di uve appassite, appunto, in grado di regalare una bevanda molto zuccherina.

Ma perché questo nome? Sulle origini del vin santo esistono diverse teorie: da quella che si lega all’aggettivo greco xantos, ovvero giallo in riferimento al colore del vino a quella che, invece, lo lega alla Settimana Santa, il momento prediletto dell’anno nel quale gli acini appassiti vengono spremuti per la realizzazione del vino vero e proprio. Ma come appare agli occhi e al gusto questa bevanda particolare e come si degusta? Conosciamo meglio tutti i dettagli.

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Vin santo: sentori e abbinamenti

Il vin santo ha colorazioni diverse in base al tipo di acini che vengono usati. Dal giallo paglierino all’ambrato scuro come avviene per vin santo del Chianti Classico 2006, per fare un esempio. I profumi sono quelli della mandorla, della frutta secca, dai sentori di miele e albicocca, ma anche scorze di arancia e caramello. Anche questo aspetto varia in base alle produzioni, al territorio e al tipo di uva usata. Per tradizione l’imbottigliamento avviene a Natale e a Pasqua, periodi nei quali viene anche degustato. È per questo che anche in base al periodo di lavorazione le uve avranno peculiarità diverse, con sapori più o meno zuccherini.

Al palato è corposo e intenso con le note che si avvertono all’olfatto evidenti anche al gusto. Un vino particolare ed elegante che si sposa bene con biscotti secchi o formaggi stagionati ed erborinati, per un fine pasto piacevole e pieno di storia che vive e si tramanda ancora oggi. Tra le migliori proposte del vin santo troviamo quello realizzato in una delle zone più rinomate del Bel Paese per quel che riguarda il vino, il Chianti.

Il vin santo del Chianti Classico: tradizione artigianale

La terra del Chianti è per eccellenza la Toscana ed è qui che si produce uno dei migliori vin santo del Bel Paese. I toscani lo definiscono “il vino dell’ospitalità dall’anima acuta e vasta”, un simbolo non solo di storicità ma anche di sapienza artigianale e tradizionale di alta qualità che si tramanda di generazioni in generazioni. Qui si usano uve Sangiovese, Trebbiano e Malvasia e un procedimento del tutto particolare, lento, prezioso e insostituibile.

Un appassimento di tre mesi e successivamente la spremitura. Seguendo rigorosamente la tradizione, il mosto resta a fermentare per ben cinque anni sul lievito madre in caratelli di legno sigillati. Da qui solo i migliori carati vengono affinati per altri cinque anni e successivamente imbottigliati. La parola d’ordine è pazienza e lentezza per un vino ambrato scuro alla vista, quasi mogano e i sentori descritti in precedenza liberando anche sentori di dattero e spezie piccanti, oltre che note di humus, terriccio e un lieve fumé. Un vino raro e monumentale che, anche se dolce, non ha nulla da invidiare alle altre proposte del Chianti, custode di un percorso nel tempo che ogni volta si ripete e non finisce mai.

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